mercoledì 30 ottobre 2013

Trovata una statua romana nelle viscere di Londra, la più bella mai recuperata nella City

 articolo completo al seguente link:
Trovata una statua romana nelle viscere di Londra, la più bella mai recuperata nella City - Il Sole 24 ORE: Londinium ha rivelato un altro dei suoi tesori: è stata trovata nelle viscere della City la piú bella statua romana mai recuperata a Londra. La statua di un'aquila con le ali spiegate e un serpente nel becco, che ha quasi duemila anni, è stata scoperta da alcuni archeologi che stavano scavando un antico fossato romano a Aldwich, nell'attuale centro finanziario della capitale britannica. Era l'ultimo giorno degli scavi che duravano da otto mesi e la scoperta è stata del tutto fortuita. A breve sulle rovine inizierá la costruzione di un albergo di sedici piani.

La statua, che è stata consegnata al Museum of London dove potrá essere vista da oggi, è alta 65 centimetri e in perfette condizioni, al punto che inizialmente si è pensato fosse di epoca vittoriana, prima che gli archeologi confermassero che risale al primo o al secondo secolo DC. Scolpita in pietra calcarea, è stata probabilmente realizzata da uno scultore dei Cotswolds, la zona del Gloucestershire da cui proviene il materiale utilizzato. L'unica statua simile di un'aquila mai trovata in Gran Bretagna era in una villa romana nel Somerset nel 1920 ma era molto danneggiata.
(...)

Scoperta la pianta «madre» dei profumi degli antichi Romani

articolo completo al seguente link:
Scoperta la pianta «madre» dei profumi degli antichi Romani - Corriere.it:
(...)
La pianta si chiama Reseda minoica, e cresce sulle coste di Creta (nell’isola di Gavdos, la più meridionale tra quelle greche), di Cipro e della Turchia meridionale. «Questa specie appartiene alla famiglia Resedaceae, correlate alle Cruciferae, che comprendono piante quali cavoli, senape e rafano», spiega Pablo de Olavide, co-autore dello studio e ricercatore botanico presso l’Università di Siviglia. «Cresce su substrati calcarei in macchie vicino alla costa». Finora questa pianta veniva confusa con specie affini quali Reseda odorata, R. orientalis e R. balansae. Ma un’analisi più attenta ha rivelato che la nuova specie si distingue dalle altre per il suo basso numero di stami, dimensione dei semi e colore dei petali. «L’importanza di questa scoperta», aggiunge de Olavide, «è che la nuova pianta R.minoica è l’antenata di una specie coltivata di origine ibrida, R. odorata, e che l’essenza dei suoi fiori serviva appunto per la preparazione di profumi al tempo dei romani. Avere localizzato l’origine di questa specie madre contribuisce a fornire informazioni sui meccanismi evolutivi che poi hanno prodotto le altre specie affini utilizzate dall’uomo».
(...)

domenica 27 ottobre 2013

Tarquinia, l'area sacra di Gravisca restituisce due statuine femminili


Tarquinia, l'area sacra di Gravisca restituisce due statuine femminili
Corriere della Sera-Roma, 04/10/2013

Potrebbe trattarsi di ex voto sepolti poco prima dell'arrivo dell’esercito romano nel 281 avanti Cristo

Due straordinarie statuette femminili in bronzo risalenti al V e al IV secolo a.C. sono tornate alla luce a Tarquinia, vicino all’area archeologica etrusca di Gravisca, durante l’annuale campagna di scavo condotta dal professor Lucio Fiorini dell’università di Perugia, in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Etruria meridionale.
GLI EX VOTO SEPPELLITI - La scoperta dei due eccezionali reperti è avvenuta all’interno del sacello dedicato a Demetra, dove sono stati portati alla luce anche un thymiaterion, pure in bronzo, e il coperchio di una pisside in avorio con la raffigurazione di una sirena. I manufatti, secondo gli esperti, testimonierebbero gli ultimi drammatici momenti della vita del santuario emporico nel 281 a.C. quando, temendo per l’imminente arrivo dell’esercito romano, gli ultimi devoti seppellirono, per proteggerli dalla distruzione, tutti gli ex-voto più preziosi, salvaguardando la memoria della secolare devozione che aveva fino ad allora animato l’area sacra di Gravisca.

domenica 20 ottobre 2013

Sorpresa, muro romano all'ex Passalacqua

Sorpresa, muro romano all'ex Passalacqua
05.10.2013

RITROVAMENTO. Nella zona non c'era alcun sentore che potessero emergere reperti: invece, oltre alle pietre, sono state rinvenute anche ossa di corpi umani. La responsabile della tutela della Sovrintendenza Bruno: «Potrebbe trattarsi di una villa romana o di una necropoli, per capire servono altre indagini»


Lo scavo raggiunge una profondità di un paio di metri, forse qualcosa meno. E dalla terra mossa riaffiorano alcune pietre, poi altre ancora e poi ancora un muro. Un antico muro romano, piuttosto malridotto e sbrecciato, ma ancora compatto. A sorpresa, il cantiere della Passalacqua a Veronetta restituisce alcuni reperti romani su cui, ora, sta lavorando la Soprintendenza. Nella zona, e più specificamente nell'area in cui è stato deciso di edificare, non c'era sentore che potessero emergere dei resti archeologici. Sicuramente non risalenti al periodo romanico. E invece, qualche giorno fa, l'inedito ritrovamento che ha dato un bel po' di lavoro agli archeologi che da quasi un anno sono comunque già operativi nella zona per le normali operazioni di bonifica. A quale tipo di costruzione appartengano le antiche pietre venute alla luce a distanza di così tanto tempo, è ancora presto per saperlo. Da un primo sopralluogo fatto dalla funzionaria responsabile della tutela della Soprintendenza ai beni archeologici, Brunella Bruno, emergono però alcune ipotesi. Che portano ad una villa romana oppure ad una sorta di necropoli. Oltre alle pietre, infatti, sono state rinvenute anche delle ossa. Non scheletri completi ma dei frammenti di resti umani «che per come sono stati rinvenuti potrebbero far pensare proprio ad una o più sepolture», prosegue Bruno, facendo capire che si potrebbe trattare addirittura di un'area funeraria. «Ancora, però, non abbiamo la minima idea di che cosa possa essere e significare ciò che abbiamo trovato: è troppo presto e ci vorranno almeno un paio di settimane per poter essere più precisi. L'epoca, però, quella sì direi che è certa», tiene a precisare Bruno. Tra le altre ipotesi, quella della domus romana. Una casa in un luogo dove, però, nemmeno studiosi e archeologici si aspettavano di trovarne. «Più che di una casa, si tratterebbe in questo caso di una villa. Un'abitazione sub-urbana; costruita cioè fuori dall'area abitata», aggiunge. Ad oggi, gli scavi non permettono di formulare trovare una risposta univoca. E per questo la Soprintendenza ha ordinato un ampliamento della zona di studio. Si tratta di un supplemento d'indagine che però non andrà ad intralciare il lavoro del cantiere e, almeno per il momento, le operazioni di costruzione delle palazzine all'ex caserma Passalacqua - il cui cantiere è unito e complementare a quello dell'ex caserma Santa Marta da cui infatti si accede all'area - potranno proseguire secondo la tabella di marcia programmata. «Non c'è nessun blocco al cantiere. Gli accertamenti che stiamo eseguendo in questi giorni, ad un metro e mezzo, due dal livello della strada, proseguono nell'ambito della normale assistenza archeologica già presente nel cantiere. Ovviamente, si tratterà di usare, soprattutto nei punti ritenuti più delicati, un'attenzione particolare e qualche accorgimento in più», specifica la funzionaria. Quel che è certo, è che si tratta di una vera e propria sopresa. Un ritrovamento inatteso, per certi versi simile a quello che, all'Arco dei Gavi, ha riportato alla luce la domus e il mosaico, a ridosso di Castelvecchio. E tuttavia la vicenda, seppur analoga, presenta delle differenze. «All'Arco dei Gavi non ci aspettavamo nulla perchè precedenti lavori non avevano fatto emergere alcunché. Ma in linea teorica, avevamo ben presente che insediamenti suburbani lungo la via Postumia (l'attuale Corso Cavour, ndr) sarebbero potuti esistere», spiega Bruno. Nella zona di Veronetta, invece, no.

Ilaria Noro
http://www.larena.it/stories/Home/571634_sorpresa_muro_romanoallex_passalacqua/

Roman milk pot found near Swindon to go on display

BBC News - Roman milk pot found near Swindon to go on display:

A Roman pot, unearthed near Swindon, is to go on public display for the first time in the autumn.

The 2ft (60cm) tall vessel was found buried in a pit in Highworth in 2008.

The vessel, which is held together with lead staples where it was repaired nearly 2,000 years ago, is thought to have been used for storing milk.
(...)

Roman villa found near Devizes

BBC News - Roman villa found near Devizes:

The remains of what is believed to be a 2,000-year-old Roman villa have been discovered near Devizes in Wiltshire.

Archaeologists uncovered the remains on land near Lay Wood, between the Kennet and Avon Canal and Horton Road, as part of a survey ahead of a new housing development.

Wessex Archaeology is now examining what has been found.
(...)

Birthdate of Italian city is revealed thanks to a 2000-year-old carving of two PENISES found on a Roman wall | Mail Online

Birthdate of Italian city is revealed thanks to a 2000-year-old carving of two PENISES found on a Roman wall | Mail Online:
Birthdate of Italian city is revealed thanks to a 2000-year-old carving of two penises found on a Roman wall

Archaeologists believe the 2,000-year-old phallic symbols could show a connection between Aosta and the Roman Emperor Augustus
It is thought the pair of penises relate to the god Priapus, while a spade and plough carved in the same stone denote the perimeter of the new city
Also a carving of Capricorn over one of the penises, which in Roman times signified the winter solstice - and was also the emblem of Augustus
(...)

sabato 19 ottobre 2013

Crollo alla villa di Nerone, cede una parte dei terrazzamenti

Crollo alla villa di Nerone, cede una parte dei terrazzamenti
Veronica Cursi
Martedì 08 Ottobre 2013

Allagamenti, frane, smottamenti: il maltempo che in questi giorni si sta abbattendo sul litorale romano continua a fare danni e a lasciare segni. Questa notte, ad Anzio, una parte dei terrazzamenti della villa di Nerone che dal I secolo a.C. svetta sulla fascia costiera è venuta giù. Proprio nello stesso luogo in cui si dice Nerone si trovasse al momento del grande incendio di Roma dell’anno 64 (Tacito, Annales, XV.39).

Questa volta il crollo non ha svelato sorprese, com’era accaduto nel 1878: allora una violenta mareggiata si era abbattuta sulle mura della villa e, ritirandosi, aveva riportato alla luce una statua ellenistica conservata a Palazzo Massimo. Oggi sulla battigia ci sono solo un cumulo di macerie, sabbia e spazzatura.

Un pezzo di storia in bilico. Che metro dopo metro rischia di finire in mare sotto lo sguardo incredulo dei passanti. Non è la prima volta infatti che la villa di Nerone è in balia degli agenti atmosferici. Nel dicembre del 2011 sempre nello stesso punto una parte della falesia che dà sul mare, dietro la zona delle cosiddette "pendiche" era crollata sulla spiaggia sottostante. L'allarme allora venne dato da alcuni canoisti.

Il sindaco di Anzio, Luciano Bruschini ha immediatamente inviato sul posto dirigenti del Comune per effettuare un sopralluogo. Fortuna ha voluto che sulla spiaggia non ci fosse nessuno presente in quel momento, altrimenti si sarebbe potuto verificare un secondo Ventotene. «E' oltre un anno - spiega il sindaco - che sollecito il commissario straordinario per il rischio idreologico sulla necessità di effettuare interventi per mettere in sicurezza l'area. E ora sembra che le nostre richieste finalmente verranno ascoltate: a breve infatti dovrebbero iniziare i lavori di consolidamento».

«Com' è possibile che una villa storica così bella e così importante possa finire metro dopo metro a mare - si chiede Giustiniano Matteucig, residente ad Anzio - Se fossimo stati a Pompei la notizia del crollo sarebbe passata inosservata? Un bene culturale così importante per la storia di Roma e dell'umanità andrebbe preservato».
http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA/anzio_villa_di_nerone_crollo_maltempo/notizie/336766.shtml

domenica 13 ottobre 2013

Augusto l'età dell'oro

Augusto l'età dell'oro
CARLO ALBERTO BUCCI
La Repubblica 08/10/2013, pagina 15 sezione ROMA

L'espressione ammantata di malinconia del vecchio pontifex dal capo velato nella statua di via Labicana è l'altra faccia della medaglia dello sguardo altero e marziale che spicca dal marmo di Prima Porta. Nelle due sculture del Museo nazionale romano e dei Vaticani è sempre Augusto a dominare la scena e l'impero.

Le variazioni dei sentimenti sono contemplate sotto la pelle marmorea, diafanae impassibile, del primo imperatore di Roma. Come se la propaganda della sua quarantennale pax conquistata con il ferro potesse comprendere l'apollineo e il dionisiaco, l'armonia e il furore.

Lo dimostrano, in particolare, gli accenti espressionistici, cari all'arte ellenistica, presenti nella testa del satiro e in quella, urlante, di Ulisse (dal gruppo con Polifemo a Sperlonga), che fungono da contraltare al dominante candore neoattico dell'età d'oro di Augusto. Al figlio di Gaio Ottavio che lo zio, Giulio Cesare, adottò poco prima delle idi di marzo del 44 a. C., è dedicata la mostra, ideata da Eugenio La Rocca, che si aprirà il 18 ottobre alle Scuderie del Quirinale (fino al 9 febbraio) in vista del 2014, bimillenario della morte (63 a. C. - 14 d. C.). Curata insieme con Claudio Parisi Presicce, Annalisa Lo Monaco, Cécile Giroire e Daniel Roger, la rassegna si occupa dell'arte figurativa nell'età di Augusto dividendo le opere per temi.

Uscito vincitore dalle guerre civili, il nuovo Cesare diede un impulso vigoroso alle arti sia a Roma sia nelle province del suo sterminato impero. Nella statuaria come nella produzione di gemme e argenti di Boscoreale, nelle opere pubbliche come negli arredi domestici, lo stile di Augusto e dei suoi consiglieri culturali, Agrippa e Mecenate, è improntato alla quiete dell'arte classica greca del V e IV secolo. Nuovo, e in sintonia con quanto scriveva Virgilio nelle Bucoliche e nelle Georgiche, è il variegato e raffinato dispiegamento di motivi floreali: pampini, edere, rami d'olivo e di acanto. «La natura rigogliosa sull'Ara Pacis, negli umili vasi in terracotta o nei principeschi argenti, allude alla prosperità di Roma grazie alla pax di Augusto» spiega Parisi Presicce. Inedito è il confronto tra l'Augusto di Prima Porta (20. d. C.) che si specchia nel suo modello greco, il Doriforo del grande Policleto nell'esemplare romano del Museo nazionale di Napoli. E mai prima d'ora si erano ricompattati i cosiddetti "Rilievi Grimani" - due da Vienna, uno da Palestrina, in cui appare il motivo simbolico dei cuccioli allattati in una natura, come Roma, rigogliosa e rigenerante - né quelli del monumento diviso in 11 lastre che canta, morto e divinizzato Augusto, la sua impresa ad Azio del 31 a. C.

L'esposizione, frutto di un'intesa tra i musei di Roma e di Parigi, l'anno prossimo sarà riproposta in Francia con l'aggiunta di plastici che permettano di apprezzare ciò che i romani hanno tutti i giorni sotto gli occhi: l'Augusteo, il Pantheon, il Palatino, il ponte sulla Flaminia, la splendida villa di Livia a Prima Porta. È la Roma repubblicana di tufo, mattoni e travertino che Augusto rivestì di marmo e di armonia.

sabato 12 ottobre 2013

Scoperta al Testaccio la Porticus Aemilia edificio di età repubblicana con 50 navate

Scoperta al Testaccio la Porticus Aemilia edificio di età repubblicana con 50 navate
GIOVEDÌ, 10 OTTOBRE 2013 LA REPUBBLICA Roma
 
Archeologia

L’edificio sarebbe stato ristrutturato e riadattato più volte nel corso dei secoli, rimanendo in uso per ben 800 anni. Dopo l’operazione di bonifica in collaborazione con il Municipio I e gli scavi condotti dalla Soprintendenza con il Reale Istituto Neerlandese di Roma, le strutture ritrovate saranno protette e interrate nei prossimi giorni.
Ma la loro storia vivrà nel nuovo giardino che sorgerà sotto le arcate della Porticus, come spiega l'archeologo Renato Sebastiani: «L’area diventerà uno spazio polivalente, dove si racconterà l’antico con esposizioni temporanee e pannelli informativi a fare da quinta al giardino».
(...)