domenica 30 ottobre 2011

sabato 29 ottobre 2011

E dai rifiuti riemerse la villa romana

E dai rifiuti riemerse la villa romana
Patrizia Panico
Il Mattino - Napoli 13/9/2011
Premio a Pollena e agli archeologi
Il sito era stato inglobato in una discarica abusiva. Domani l'Heritage Prize a Oslo
Il sindaco «Con i proventi del condono potremo finanziare i prossimi interventi»

Un complesso termale, quasi interamente riportato alla luce, parte di una villa residenziale romana del I secolo d. C.: sono gli elementi che costituiscono uno dei siti archeologici più prestigiosi dell'area settentrionale vesuviana. Ed erano finiti sotto i cumuli di rifiuti di una discarica abusiva. Per il particolare sforzo posto nel recupero, scavo e restauro del sito, la European Association ofArchaeologists - la più importante associazione europea di archeologi - domani conferirà a Oslo, in Norvegia, nel corso del XVII Convegno Internazionale, l'Heritage Prize al sindaco di Pollena Trocchia, Francesco Pinto e all'archeologo direttore dell'Apolline Project, Girolamo De Simone. Il premio viene assegnato ogni anno «all'individuo o istituzione per il contributo straordinario mostrato nel proteggere e divulgare i Beni Archeologici in Europa». Il sito archeologico, scoperto e strappato alla cementificazione edilizia nel 1988 era poi stato sepolto sotto una discarica abusiva di rifiuti. Fino a pochi anni fa, quando l'archeologo Antonio De Simone del Suor Orsola Benincasa, diede vita al progetto «Apolline Project», diretto dall'archeologo Girolamo De Simone, suo figlio. L'iniziativa poté andare avanti - pur «senza un soldo pubblico» - grazie all'appoggio di Università statunitensi e inglesi. Oggi quell'intuizione rappresenta un progetto ambizioso ma considerato fattibile: «Pollena come Pompei ed Ercolano». «L'assegnazione di questo prestigioso premio - dice il sindaco Francesco Pinto - testimonia il lavoro serio che si è fatto. L'Heritage Prize rappresenta uno stimolo a continuare in questa direzione per valorizzare e restituire: si lavora alacremente al progetto di riqualificazione del sito e delle zone limitrofe, che verrà realizzato con i proventi derivanti dal condono edilizio relativi al danno ambientale». Nel mese di agosto si è conclusa con successo la sesta campagna di scavo in località Masseria De Carolis. Per cinque settimane, 77 studenti provenienti da numerosi Paesi del mondo fra i quali Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Spagna, Polonia, hanno riportato alla luce altri reperti e frammenti del passato: alcuni elementi decorativi in stucco, i pavimenti delle terme romane, il pozzo usato fino all'ultimo giorno prima dell'eruzione. La scoperta più importante di quest'anno consiste nel rinvenimento di alcuni marchi di. fabbrica sul pavimento degli ambienti termali. Attraverso i marchi è possibile datare la costruzione delle terme a solo alcuni anni dopo l'eruzione di Pompei del 79 d.C. Questa scoperta, secondo quanto spiegato ieri in conferenza stampa a Pollena, è rivoluzionaria nel mondo archeologico, perché finora si pensava che l'intero territorio vesuviano fosse rimasto disabitato per molte generazioni, almeno fino alla metà del II secolo d.C., prima che gli antichi romani decidessero di tornare ad abitarci. Il complesso termale fu scoperto nel febbraio del 1988 durante i lavori edilizi del parco Europa. Con i mezzi meccanici si cercò di distruggere il sito: tracce della benna meccanica sono ancora visibili sulle murature portate in luce; la Sovrintendenza Archeologica bloccò lo scempio e pose una recinzione a protezione dell'area. Ma la zona venne poi abbandonata e divenne una discarica abusiva. Quando nel 2004 gli archeologi hanno cercato di ritrovare il sito dimenticato, hanno scoperto il danno ambientale e, con la collaborazione del Comune, hanno cominciato la bonifica dell'area.

venerdì 28 ottobre 2011

Criptoportici di epoca romana. Scoperto un nuovo tesoro

Criptoportici di epoca romana. Scoperto un nuovo tesoro
IL TEMPO 22/09/2011

TERRACINA Scoperti dei criptoportici d'epoca romana su via Lungolinea Pio VI. Gli ambienti erano stati adibiti, nell'epoca moderna, a garage e cantina. Dei lavori di sistemazione hanno fatto venire alla luce due locali a volta con una pavimentazione a mosaico. Ancora mistero sulla loro destinazione nell'antico passato. Ad acquistare recentemente i locali, inglobati in quello che viene denominato «ex granaro», è stata la CDM Anxur, che ha pensato di realizzare delle opere di riadattamento. Ognuno dei due ambienti, che si trovano poco rilevati sulla strada, misura circa 40 metri quadrati. Il piano di uno di essi era stato rialzato di buoni 60 centimetri, per permettere l'ingresso di una macchina. Tolto il materiale superfluo, è apparso un mosaico in coccio pesto con roselline di travertino. La stessa pavimentazione a mosaico è stata ritrovata nell'ambiente attiguo, utilizzata a cantina. La realizzazione musiva non sembra di eccessivo pregio. Sulle pareti laterali sono apparsi delle porzioni di opus reticolatum. La costruzione viene fatta risalire al I-II secolo avanti Cristo. I lavori vengono eseguiti sotto la sorveglianza della Sovrintendenza Archeologica nella persona della dott.ssa Nicoletta Cassieri. Ne seguono gli sviluppi gli archeologi Innico e Muller. Non era una novità la presenza di resti romani nella zona, che indicano l'estensione anche nella parte bassa di quella che era una colonia romana. In particolare, al di sotto degli immobili che si susseguono a partire dal cosiddetto "Deserto", c'è tutta una serie di ambienti antichi, suddivisi e chiusi con il tempo. I due locali in questione ne risultano una porzione. Forse la struttura originaria era il quadruplo come estensione. Sono in corso degli studi, per accertare la destinazione pubblica o privata e la relativa funzione.

Frammento di lingotto di forma rettangolare di epoca romana


Frammento di lingotto di forma rettangolare di epoca romana.

giovedì 27 ottobre 2011

Navi pisane: finalmente il museo

Navi pisane: finalmente il museo
FRANCO FERRARO
MARTEDÌ, 04 OTTOBRE 2011 IL TIRRENO Pisa

PRESIDENTE ASSOCIAZIONE DEGLI AMICI DI PISA

Navi pisane: finalmente il museo
La notizia del rifinanziamento per 4 milioni di euro del cantiere delle antiche navi di Pisa da parte del Ministero dei Beni Culturali è una notizia, di questi tempi, sensazionale. Un punto di ri-partenza importantissimo. In tutta sincerità eravamo molto sospettosi sul fatto che il cantiere delle antiche navi di Pisa potesse davvero diventare un museo di rilevanza nazionale. Non certo per l’importanza della scoperta archeologica che è indubbia. Quanto alla lentezza cronica con cui spesso si interviene per tutelare un bene pubblico, culturale, dell’umanità intera.
Come ha detto il sindaco, il nascente museo dovrà contare su certezze e qualità. Dovrà essere un museo capace di attirare l’attenzione non solo di ricercatori e studiosi di tutto il globo, ma accessibile e fruibile per tutti. Un museo orgoglio di Pisa al mondo. In omaggio a ciò, il consiglio direttivo degli Amici di Pisa ha organizzato il 22 ottobre (alle 16) una conferenza nella sede sociale in via Gori 17 dal titolo: “Il Museo delle Navi Pisane: passato, presente e futuro”, moderatore il vice presidente professor Alberto Zampieri.
Su su navi pisane, issate le vele!

martedì 25 ottobre 2011

“Continuate gli scavi della Fano romana”

“Continuate gli scavi della Fano romana”
domenica, 9 ottobre 2011 CORRIERE ADRIATICO

Appello di Pierre Gros: è un dovere portare alla luce tutti gli edifici, troverete anche la basilica

Fano Relatore al convegno “Disegno e architettura tra l’Antico e il Cinquecento” sul tema: “Perché e come pubblicare, commentare e leggere il De Architectura di Vitruvio oggi” Pierre Gros non ha nascosto il suo interesse per i resti monumentali romani che si conservano nella nostra città, dove egli è sicuro che Vitruvio soggiornò e personalmente sovrintese alla costruzione della sua famosa basilica. Sull’arco di Augusto si legge che lo stesso imperatore diede le mura alla città: “murum dedit”.

Essendo le mura contemporanee di Vitruvio è possibile attribuire a quest’ultimo la costruzione della cinta difensiva in parte ancora oggi esistente?

“Vitruvio non ci dà informazioni molto precise sul modo con il quale costruire le mura. Scrive soltanto che per aumentare la loro funzione protettiva dovrebbero essere circolari, anziché quadrate e gli angoli smussati che si ritrovano nella cinta dell’antica Fanum Fortunae si adeguano a questa prescrizione, ma occorrerebbe verificare la questione dal punto di vista scientifico”.

In concreto cosa bisognerebbe fare?

“Ci sono due cose importantissime da fare a Fano. E’ vero che la città ha avuto la fortuna di essere l’unica a essere menzionata da Vitruvio, per attestare che lui stesso vi ha lavorato. Ma voi non dovete adagiarvi su questa notizia. E’ doveroso, non solo per voi stessi, ma per tutta la cultura dell’età classica, sviluppare un lavoro archeologico e storico, teso a datare i monumenti che si trovano in città, tramite la stratigrafia, continuando le ricerche in tutto ciò che rimane da scoprire: la parte restante del teatro, il foro, la basilica”.

A proposito della basilica, studiando l’urbanistica dell’antica Fanum Fortunae, ha un’idea dove si trovi?

“Di sicuro nei pressi del foro, di cui è ancora da terminare l’ampiezza e il perimetro. Ma se un domani dovessero emergere resti che non si intonano con la descrizioni di Vitruvio, questo non significa che la scoperta perderebbe il suo valore, perché è possibilissimo che la basilica costruita nel 25 a. C. sia stata rimaneggiata in modo anche consistente nei secoli successivi”.

Ritiene dunque che è fondamentale continuare le ricerche?

“Me lo auguro vivamente. Solo quando si saranno accertate le interconnessioni tra il teatro romano, il tempio che si trova sotto Sant’Agostino, certamente il più monumentale della città, i resti custoditi nell’area ipogea della Memo e il foro romano e scoperta quindi la basilica, che nel quadro dell’urbanistica romana, non può essere molto lontana e forse si nasconde tra le fondamenta di qualche palazzo, si potrà dire “abbiamo ritrovato il progetto vitruviano!”.

lunedì 24 ottobre 2011

Palazzo di Caligola

                                                            Palazzo di Caligola

Stop al parking, sotto via Giulia le scuderie di Augusto

Stop al parking, sotto via Giulia le scuderie di Augusto
LAURA SERLONI
MERCOLEDÌ, 05 OTTOBRE 2011 LA REPUBBLICA - Roma

Durante gli scavi torna alla luce lo "stabulum". Gli archeologi: l´area va protetta

La Soprintendenza "Una scoperta importantissima per la topografia dell´antica Roma"

Era la scuderia dell´antica Roma. I cavalli, dopo le corse con le quadrighe al Circo Massimo, venivano portati in via Giulia. Gli archeologi cercavano da tempo gli "stabula", le stalle delle fazioni degli aurighi che gareggiavano nell´antico stadio. E ora lo scavo del parcheggio di via Giulia angolo via della Moretta ha portato alla luce, la prima struttura di notevoli dimensioni. Il complesso costituisce una "scoperta importantissima per la topografia di Roma", come scrive la Soprintendenza speciale per i beni archeologi di Roma in una relazione.
Tutto è cominciato nel 2009 con l´indagine archeologica necessaria al rilascio dell´autorizzazione per la costruzione del posteggio interrato da 366 box, di cui 336 pertinenziali e 30 a rotazione. La Soprintendenza ora non ha alcuna intenzione di ricoprire lo scavo. Il via libera al parking sarà dunque concesso ma ad una condizione: la Cam (la ditta che realizza l´opera) deve presentare una proposta di musealizzazione dell´area archeologica rinvenuta. L´unica soluzione, dunque, è quella di modificare il progetto per valorizzare i complessi ritrovati.
Nonostante la forte contaminazione stratigrafica tra le fondazioni delle cantine moderne e i resti di strutture di età romana, sono stati scoperti due complessi. Uno dei quali è stato riconosciuto come uno degli "stabula". L´imponente edificio racchiudeva le stalle dove le fazioni bianca (Albata), rossa, (Russata), azzurra, (Veneta) e verde (Prasina) portavano al ricovero i cavalli dopo le corse nell´antico stadio romano. La struttura era organizzata in una serie di muri paralleli con resti delle basi dei pilastri in travertino che scandivano le navate dove trovavano alloggio gli animali. Lo stile e il metodo di costruzione riportano l´origine dell´impianto all´età augustea e all´attività di Marco Vipsanio Agrippa, amico e genero di Augusto, a cui l´imperatore aveva affidato l´organizzazione dei "ludi saeculares" che comprendevano anche i giochi circensi. Se ci si sposta verso il Tevere, è stato scoperta anche una strada lastricata su cui si affaccia una struttura termale che si snoda tra ambienti con pavimenti a mosaico in bianco e nero.
«Il complesso, che dovette durare con modifiche e adattamenti strutturali per lo meno fino al IV secolo, se non oltre, costituisce una scoperta importantissima sotto differenti punti di vista – scrive nel documento la Soprintendenza - Sia per la topografia di Roma, per la possibilità di conoscere la concezione architettonica, funzionale e spaziale delle scuderie antiche, finora testimoniate solo da alcuni esempi nei campi militari o da rare immagini nei mosaici del Nord Africa, sia per l´opportunità di riprendere gli studi sull´organizzazione delle fazioni degli aurighi e sul loro potere nell´ambito del mondo circense».

domenica 23 ottobre 2011

Anfore e vecchi edifici, le meraviglie del Foro Romano

Anfore e vecchi edifici, le meraviglie del Foro Romano
giovedì, 6 ottobre 2011 corriere adriatico


Sono iniziati gli scavi a Cupra finanziati per 500 mila euro. In un anno l’equipe che guida i lavori attende grandi scoperte


Cupra Marittima Il Parco archeologico di Cupra Marittima si sta concretizzando. Nei mesi scorsi infatti è stato stanziato il finanziamento di circa 500 mila euro del ministero dei Beni culturali e delle infrastrutture, attraverso la società Arcus, da destinare alle attività di scavo e ricerca dell’area archeologica.

Gli scavi preliminari hanno preso il via a settembre mentre quelli veri e propri sono iniziati in questi giorni. Fino al 2012 l’obiettivo è quello di produrre più materiale utile possibile, come ad esempio pubblicazione, mostre e convegni atti a testimoniare l’effettiva rilevanza del luogo e dei ritrovamenti. La specifica programmazione dei lavori è stata condotta da una grande equipe di professionisti. Per la parte archeologica, come direttrice scientifica dei lavori è stata chiamata Elena Di Filippo dell’Università di Padova. Direttrice degli scavi del Foro romano è l’archeologa della Soprintendenza delle Marche Nicoletta Frapiccini, mentre il cantiere di scavo è diretto dalMara Miritello della ditta Abc, Ambiente e beni culturali di San Benedetto.

Con la Miritello altre giovani archeologhe: Morena Parisciani e Valeria Taglieri, e alcuni operai specializzati. Una passeggiata nell’area mostra che i lavori stanno procedendo velocemente e sembra stiano regalando già le prime soddisfazioni: è emozionante notare muri che emergono dal suolo.

“Stiamo scavando - spiega la Miritello - nella zona della basilica. Abbiamo portato alla luce i perimetrali Nord e Sud dell’edificio, che era ancora coperto di terra, per avere una visione globale della struttura. Nella parte Ovest invece, abbiamo trovato un abside e delle strutture tombali che abbiamo già asportato. Tra i materiali rinvenuti pezzi interessanti come ad esempio delle anfore”. L’obiettivo è studiare e ricollegare i vecchi scavi al lavoro che si stanno facendo oggi per stabilire le datazioni dei vari edifici e strutture che sono emerse in passato e che stanno emergendo ora. Probabilmente verranno alla luce strutture che appartengono alle varie epoche, dall’epoca Romana ai secoli precedenti”. Collabora, per la realizzazione del progetto, pure l’Archeoclub con Vermiglio Ricco, Giovanni Ciarrocchi e Walter Scotucci.

sabato 22 ottobre 2011

Nuovi scavi a Tuscolo torna alla luce il Foro

Nuovi scavi a Tuscolo torna alla luce il Foro
Paolo Brogi
Corriere della Sera - Roma, 06/10/2005
Scavano in allegria lassù, nella meravigliosa Tuscolo, da dodici anni. E là dove c'era solo e fondamentalmente un teatro romano, ora sta riemergendo una città, i resti di quel piccolo grande municipio che dette filo da torcere a Roma e che poi «romanizzato» nel 381 a.C. ebbe tanti ospiti illustri, Cicerone per primo.
A scavare sono i giovani studenti, ricercatori e studiosi della «Escuela Espanola de Historia y Arqueologia en Roma». Vengono da una quantità di istituzioni iberiche e si sono divisi i posti: nel settore nord del Foro che stanno riportando alla luce vengono dal Museo di Ampurias, in quello sud ovest dal Museo di Merida, nel settore ovest dall'università del paese basco, in quello orientale dall'università di Murcia. Con loro anche qualche studente italiano, come Paola e Luisa. Sovrintende al tutto da anni, con grande entusiasmo e competenza, il vicedirettore della scuola, l'archeologo catalano Xavier Dupré.
Per raggiungerli bisogna superare il varco posto dalla comunità montana sul piazzale a mezza costa che alla domenica si riempie di auto e famiglie giunte da Frascati e Grottaferrata e poi salire verso l'alto costeggiando una strada col basolato intatto che si snoda in mezzo ai castagni e ai ciclamini già fioriti nel precoce autunno. In cima il posto è mozzafiato: un piccolo pianoro che a 600 metri d'altezza, come una piattaforma che guarda alla lontana Roma, s'incunea maestosamente tra due vallate, quelle in cui passavano due delle principali direttrici romane per il sud, la via Labicana sul fondo frascatano e la via Latina in quello di Grottaferrata. In un'ansa della collina si apre il bellissimo teatro, nella struttura originaria del 75 a.C. e con i successivi ampliamenti effettuati sotto Tiberio e Traiano. Tutto noto, fin qui, dai tempi di Luciano Bonaparte, il fratello di Napoleone, che aveva acquisito l'area dentro la sua Villa Rufinella e poi via via con Carlo Felice di Savoia che aveva fatto «scavare» l'archeologo Luigi Biondi e l'architetto Luigi Canina, per arrivare alla metà del '900 con le ultime campagne di Maurizio Borda.
E ora? «Qui a lungo sono stati cercati solo grandi manufatti, insomma statue, e Tuscolo è stata in questo senso una cava per alimentare collezioni in mezzo mondo -racconta l'archeologo Dupré -. Statue bellissime che sono nel castello di Aglié o in musei come il Louvre e l'Hermitage. Tutto questo nel disinteresse della struttura reale di Tuscolo...». Gli scavi «spagnoli», iniziati nel '94, hanno riportato alla luce invece un grande trapezio irregolare che sta di fronte al teatro, il Foro. Si tratta di un'area di 100 metri per 50, segnata da un decumano in asse col teatro, con una serie di piccoli templi posti a nord di cui sono state restaurati i perimetri in «opus reticolatum», i resti di un tempio più grande dedicato a Mercurio, soprattutto il perimetro ritrovato da poco di una grande Basilica forense con un vasto basamento e i resti di colonne ioniche (base e capitelli vari) che la ornavano.
«Questa è stata la scoperta più entusiasmante - spiegano gli archeologi spagnoli -. Ci fa capire che nella collina ancora da investigare in alto c'era l'acropoli del municipio e che qui in basso, da una parte e dall'altra di quel bellissimo basolato dei tempi di Tiberio, c'era la vita ufficiale. Sono gli anni in cui qui abitavano Cicerone, al tempo della stesura delle "Disputationes tuscolanae", e personaggi influenti di Roma, come il grande banchiere Celio Ruffo. Abbiamo datato i resti della Basilica, sono del 50 a.C».
Una recinzione provvisoria abbraccia le nuove scoperte, lambendo i resti della cinta muraria, le fondamenta in arenaria più antiche che con i grossi pietroni risalgono al VI secolo a.C, la «fonte antica» dello stesso periodo che con un arco a sesto acuto sta in cima al diverticolo in basolato della via Labicana che spunta miracolosamente dal bosco (un canale sotterraneo per le acque si spinge fin sotto la cavea del teatro). Che succederà a Tuscolo?
«Vorremmo farci un parco archeologico - spiega il presidente della XI Comunità Montana, Giuseppe De Righi -. Pensiamo a due parcheggi in basso e magari a una navetta o a un trenino su gomma per i visitatori. Ci auguriamo sostegno da Regione e Provincia...».

Vicenza - Il Municipio romano - 8

Vicenza - Il Municipio romano - 8

mercoledì 19 ottobre 2011

Torna alla luce il "tesoro" di Porto

Torna alla luce il "tesoro" di Porto
MARTA ALOISI
IL GIORNALE DI OSTIA – 22 settembre 2011
Gli scavi realizzati dagli archeologi dell'Università di Southampton e della British School at Rome con il supporto della Cooperativa Parsifal di Roma

Una delle più importanti scoperte degli ultimi anni. Così gli archeologi dell'Università di Southampton e della British School at Rome che lavorano con il supporto della Cooperativa Parsifal di Roma a Porto-Fiumicino, nei pressi dell'aereoporto Leonardo da Vinci, sotto la direzione del Prof. Simon Keay dell'Università di Southampton, hanno definito ieri mattina nel corso della conferenza di presentazione la scoperta di un imponente edificio a pochi metri dal porto di Traiano. Una struttura che non esitano ad indicare come uno degli elementi centrali nella costruzione e manutenzione delle navi, in quello che fu il porto marittimo della Roma imperiale. Una scoperta realizzata in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma diretta dalla Dott.ssa Annamaria Moretti e rappresentata sul territorio di Ostia e Fiumicino dal Dott. Angelo Pellegrino che di fatto getta una nuova luce sul ruolo rivestito da Porto nell'epoca imperiale. "Fino ad ora — ha spiegato il prof. Simon Keay — ritenevamo che questa fosse semplicemente un'area di transito delle navi e dove il ruolo di maggiore rilievo fosse quello dei magazzini. Le scoperte fatte durante queste ultimi scavi hanno invece dato una nuova valenza a tutta l'area. L'edificio con le navate voltate e l'ampia facciata dominava completamente questa parte del bacino esagonale. L'idea è che Porto sia stato il cantiere navale della Roma imperiale per la maggior parte del II secolo d.C." Nonostante però la convinzione che quest'area fosse qualcosa di più che un semplice magazzino attualmente non sono state ancora trovate tracce di rampe per la discesa delle navi nel bacino di Traiano che potrebbero giacere sotto il terrapieno dell'inizio del XX secolo, che corre attorno al bacino esagonale. A fare chiarezza sulla reale funzione di questo imponente edificio, si ipotizza che potesse inoltre anche essere usato per ospitare grandi quantità di legname, teli e altri materiali che potevano raggiungere l'edificio dl porto di Traiano attraverso l'ingresso settentrionale, saranno gli scavi che sono attualmente in corso e che dovranno inoltre fare luce sul cambio di destinazione, che attualmente coinvolge la navata tornata alla luce, emerso nel corso della campagna. La struttura ha visto infatti prima la costruzione di una serie di stanze, allineate est-ovest databili tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C., poi la successiva conversione in granai nel V secolo d.C. ed infine la demolizione sistematica come misura difensiva durante le guerre tra Bizantini e Ostrogoti nel corso della prima metà del VI secolo d.C. Le attività ipotizzabili per l'edificio navale di Porto sono deducibili da iscrizioni su pietra sianello stesso sito che nel vicino porto di Ostia, riferibili al collegium dei fabri *** navales portensium e ai fabri navales ostensium, associazione o corporazione composta da ricchi schiavi liberati (liberti). L'imponente edificio di Porto inoltre è meglio inquadrabile se posto in relazione con il vicino Palazzo Imperiale, oggetto anch'esso dei recenti scavi archeologici dell'équipe diretta dal Prof. Keay, il quale crede che si tratti di un edificio chiave in cui era presente un funzionario imperiale incaricato di coordinare il movimento delle navi e dei carichi all'interno del porto. "Stiamo portando alla luce — ha spiegato il direttore degli scavi di Ostia Antica, Angelo Pellegrino - piccole sezioni per volta. Un lavoro di scavo e consolidamento, sarebbe infatti controproducente esporre grandi aree che poi sarebbe difficile gestire. Lavorando a sezioni — conclude - possiamo dedicarci al consolidamento di volta in volta".

LA STRUTTURA ' L'edificio scoperto è di forma rettangolare e si estendeva da ovest a est per almeno 145 metri lungo il lato settentrionale del bacino esagonale di Traiano, nel cuore del porto romano. La sua prima fase edilizia risale al periodo traianeo (probabilmente 110-117 d.C.) e si compone di una parte principale articolata intorno ad una serie di imponenti pilastri in opera laterizia, che definivano 8 navate parallele, di circa 60 m di lunghezza, con andamento nord-sud, aperte sia sul bacino di Claudio che su quello di Traiano. Gli scavi in corso avviati già da alcuni mesi, che devono fare i conti anche con gli interventi effettuati nel corso degli anni dai principi Torlonia, hanno al momento messo in luce un ampio corridoio voltato, che delimitava la parte occidentale del complesso, ed una prima navata larga circa 12 m e lunga 58 m, con piloni rettangolari di circa 2 x 1,50 m. Le maggiori dimensioni degli ultimi due piloni posti all'estremità meridionale dell'edifico (3 x 1,70 m) inducono a pensare che l'entrata principale fosse rivolta a sud e che presentasse un arco imponente. Un'apertura altrettanto grande doveva inoltre garantire l'accesso anche sul lato settentrionale. La monumentalità dell'edificio risulta facilmente immaginabile se si pensa che le volte potevano innalzarsi per 12 m o più, con un impatto visivo simile a quello che oggi possiamo ancora apprezzare di fronte agli ambienti voltati dei Mercati di Traiano a Roma (100-110 d.C.), che presentano una navata simile, larga 9,8 m e alta 12 m. L'edificio non ha un diretto parallelo a Porto e neppure ad Ostia, mentre un confronto si può istituire con l'edificio tradizionalmente identificato con la Porticus Aemilia (190 a.C.), sita nel porto fluviale di Roma, che presenta una lunghezza complessiva di 487 m ed è formata da 50 navate, lunghe 60 m e alte 8,30 m.

martedì 18 ottobre 2011

Il cantiere navale della Roma Imperiale

Il cantiere navale della Roma Imperiale
VALERIA COSTANTINI
IL TEMPO ROMA – 22 settembre 2011
Fiumicino L'archeologo Keay e l'importante scoperta: «Modificherà molte conoscenze»

«Questa scoperta potrebbe modificare le conoscenze acquisite finora sulle flotte dell'età imperiale». Gli occhi del Professor Simon Keay brillano di entusiasmo mentre parla del suo lavoro. È questo appassionato archeologo, a dirigere da anni gli scavi in corso presso lo splendido sito dei porti di Claudio e Traiano a Fiumicino. Ettari di reperti e costruzioni incredibili situate a due passi dall'aeroporto internazionale: una miniera di scoperte come l'ultima effettuata dal team di British School, Università di Southampton e Sovrintendenza Speciale di Ostia-Roma. Un edificio imponente, lungo 145 metri e largo 60, dotato di ben otto navate e alto almeno dodici metri: la sua prima fase edilizia risale al periodo traianeo, probabilmente tra il 110-117 d.C. Si affacciava proprio sul bacino esagonale del porto romano e proprio per questo gli esperti lo ritengono un edificio chiave, da cui i funzionari coordinavano anche il movimento delle navi e dei carichi all'interno del porto stesso. In pratica il cantiere navale della Roma imperiale. La funzione del nuovo manufatto è ancora tutta da studiare, ma gli archeologi non dubitano della sua importanza a livello storico. «Non sappiamo ancora quali attività avvenissero in questo edificio, - ha spiegato nel suo simpatico accento inglese ieri Keay, durante la visita sul luogo del ritrovamento - se servisse come arsenale o sito per la costruzione o la manutenzione delle navi. Ma sono le dimensioni delle navate che ci forniscono nuovi dati storici. Finora la grandezza delle navi risalenti al II Secolo, presumiamo si aggirassero sulle 350 tonnellate, ma vista l'ampiezza di queste stanze, potrebbero essere state anche più grandi». Gli scavi sul nuovo sito proseguiranno per tutto il mese di ottobre. Circa una ventina gli studiosi dell' equipe di Keay che da mesi sono al lavoro tra rocce e terra. «Ragazzi appassionati ed esperti. - racconta il professore - Per noi è un privilegio lavorare in questo luogo straordinariamente ricco. C'è ancora tanto da scoprire tra Ostia e Fiumicino». Un rinvenimento eccezionale anche per Angelo Pellegrino, responsabile della Sovrintendenza di Ostia Antica: «Non finiamo più di stupirci. Prima il colosseo del mare, poi la nave romana su via dell'Aeroporto».

lunedì 17 ottobre 2011

domenica 16 ottobre 2011

«Spunta» un edificio termale P. Armerina

«Spunta» un edificio termale P. Armerina.
LA SICILIA - Venerdì 14 Ottobre 2011

Il complesso tardo antico mostrato nella presentazione dei risultati della campagna di scavi

Piazza Armerina.Nel corso di una conferenza stampa, presentati per la prima volta presso la sala "Alfredo Chiara" del comune di Piazza Armerina i risultati della campagna scavi dell'insediamento medievale, scoperto nel territorio circostante la Villa Romana del Casale, realizzata dal prof. Patrizio Pensabene dell'Università La Sapienza di Roma.
La conferenza è stata partecipata oltre che dal prof. Pensabene, dalla soprintendente di Enna arch. Fulvia Caffo, dal direttore dell'ente parco Floristella arch. Rosa Oliva, dal sindaco Fausto Carmelo Nigrelli e dall'assessore Lina Grillo. Il sindaco Nigrelli nel presentare il prof. Pensabene, prima della esposizione della ricerca, ha desiderato ringraziare i partner privati della campagna di scavi, alcune imprese che hanno supportato la ricerca, e il prof. Pensabene per l'impegno e il rigore con cui ha condotto la ricerca».
«Da tempo i siti archeologici - ha detto la soprintendente Caffo - sono dall'amministrazione dei beni culturali messi a disposizione delle associazioni e di tutti coloro che si occupano della tutela del patrimonio artistico e culturale. Questi risultati sono un ulteriore tassello per la conoscenza e lo studio della Villa, e consentiranno anche un arricchimento dell'offerta per i turisti. Desideriamo che il momento dell'apertura della Villa coincida con l'apertura del Museo di Palazzo Trigona, un sistema museale che farà da anello di congiunzione tra il centro storico della città e la Villa, nel contesto del territorio antropizzato».
«Mi piace ricordare - ha esordito il prof. Pensabene - che la ricerca archeologica è sterile se non è contestualizzata, in questo senso ringrazio Piazza Armerina e la direzione del parco archeologico della Villa per l'aiuto. La ricerca è iniziata nel 2004 con la scoperta di un insediamento medievale fondato in età islamica alla fine del X secolo ed è proseguita da allora ogni anno, con la partecipazione dei docenti della Kore di Enna, Paolo Barresi e Daniela Patti, e di numerosi studenti di archeologia sia della Sapienza che dell'università Kore di Enna, e di altre università straniere Siviglia, Tarragona e Cadice».
Pensabene ha dunque proceduto a mostrare attraverso la proiezione di diapositive i risultati della ricerca e i ritrovamenti. In particolare sono state mostrate alcune delle numerose pareti affrescate, le fasi del ritrovamento di un edificio termale tardo antico con due ambienti absidali, uno più a sud con profonda vasca nell'abside, un altro più a nord con ampia abside dalle pareti mosaicate con motivi decorativi ad onde che indicano il rapporto con la Villa dove si trova un mosaico con il medesimo motivo. «Gli ambienti termali furono riutilizzati in età successiva a partire dall'età bizantina e ancora durante l'epoca arabo-normanna a cui risalgono gli strati di scarti ceramici e di rifiuti» ha spiegato Pensabene.
Di particolare interesse anche il ritrovamento di un capitello ionico proveniente dalla Villa e l'individuazione di ben trenta pozzi medievali.
Marta Furnari

sabato 15 ottobre 2011

Villa Casale, scoperti nuovi mosaici e terme

Villa Casale, scoperti nuovi mosaici e terme
Roberto Palermo
Giornale di Sicilia 14/10/2011
PIAZZA ARMERINA. Scoperti nuovi mosaici alla Villa Romana del Casale ed un nuovo e inedito complesso termale. L'area archeologica presto potrebbe allargare il proprio comprensorio visitabile facendo emergere ambienti fino a ieri rimasti sottoterra. A portare alla luce nuovi pezzi di Villa il prof. Patrizio Pensabene, docente dell'università La Sapienza di Roma, con il suo staff di studenti di archeologia che hanno appena portato a termine l'ottava campagna di scavi nell'area adiacente al sito. Portati alla luce anche 3 capitelli e una colonna coevi al periodo di costruzione della splendida dimora romana, forse importati da magazzini imperiali. «I rinvenimenti ci fanno ipotizzare l'esistenza di un colonnato che precedeva l'arrivo all'ingresso ad arco della Villa» spiega il prof. Pensabene. Sta assumendo rilievo, inoltre, il vasto sistema di dipinti sulle pareti dell' intero complesso archeologico che stanno dando indicazioni preziose sull'identità possibile del proprietario del "palatium".

mercoledì 12 ottobre 2011

Vicenza - il municipio romano

Vicenza - il municipio romano

mercoledì 5 ottobre 2011

ANTICA ROMA - STORIA DI UN IMPERO - 6° parte di 10 .

Ottobre. Battaglie per le strade e la coda di un cavallo

Corriere della Sera 1.10.11
Antica Roma
Ottobre. Battaglie per le strade e la coda di un cavallo
di Eva Cantarella

Così la Roma antica festeggiava ottobre È arrivato ottobre, mese nel quale a Roma, nel Campo di Marte, aveva luogo un rito solenne chiamato October equus (il cavallo di ottobre). Un nome che può far pensare a un momento nel quale si ricordavano i meriti del nobile animale, fondamentale per le imprese belliche. Ma l'analisi del rito esclude una simile ipotesi. La cerimonia, infatti, consisteva nel sacrificio del cavallo, al cui cadavere venivano tagliate testa e coda. Dopo di che, per il possesso della testa si apriva una contesa tra gli abitanti del quartiere di Suburra e quelli della via Sacra: in caso di vittoria dei primi la testa veniva affissa a una parete della Regia, in caso di vittoria dei secondi veniva affissa alla torre Mamilia. Per la coda, invece, non v'era contesa alcuna: appena recisa, veniva portata ancora grondante alla Regia, così che il suo sangue ne bagnasse l'altare. Rito singolare, in verità, composto di gesti dal valore oscuro, del quale gli stessi antichi davano spiegazioni diverse. Limitiamoci a una di quelle riportate da Plutarco: il rito rappresentava l'uccisione del cavallo di Troia. Poco convincente, a dir la verità (così come tutte le altre). Una cosa sola sembra certa: il cavallo veniva sacrificato in onore di Marte, dio della guerra. La data della celebrazione, tra l'altro (il 15 del mese) coincideva con la fine delle campagne militari, iniziate tra febbraio e marzo. Poche certezze, comunque: salvo quella che la sensibilità animalista era estranea ai romani. Ma, ovviamente, sarebbe anacronistico aspettarselo.

gli ospedali romani di Vindonissa

gli ospedali romani di Vindonissa

Scena di caccia di epoca romana


Scena di caccia di epoca romana.

una raffigurazione ottocentesca di Numa


una raffigurazione ottocentesca di Numa.

martedì 4 ottobre 2011

Un nuovo bollo laterizio della Gens Luria rinvenuto a Roma

Un nuovo bollo laterizio della Gens Luria rinvenuto a Roma

domenica 2 ottobre 2011

Vicenza - Il territorio romano

Vicenza - Il territorio romano