venerdì 19 agosto 2011

Marmi egiziani e tunisini E la domus dei mosaici torna a risplendere

Marmi egiziani e tunisini E la domus dei mosaici torna a risplendere
VENERDÌ, 29 LUGLIO 2011 IL TIRRENO - Grosseto

In corso nell’area un eccezionale restauro

EL. GI.
Non solo magagne a Roselle, ma anche pavimenti e “domus” che tornano a splendere tra alabastri egiziani e marmi tunisini. Nonostante i tagli dal ministero e la mancanza di fondi per l’archeologia (al collasso in ogni parte d’Italia), c’è una parte del sito di Roselle che resiste al degrado grazie a fondi statali ottenuti (un anno fa con bando presentato da Mario Cygielman) dall’ente interministeriale Arcus. È l’antica domus dei mosaici, nata a cavallo tra l’età repubblicana e l’età imperiale.
Il restauro si concluderà tra poche settimane. «Ne siamo felici - dice Gabriella Poggesi dalla Soprintendenza - perché si tratta di un grande vano che tornerà alla luce nella sua bellezza». Vi lavora la società Re.as di Roma, azienda di restauratori associati che ha vinto l’appalto dalla Soprintendenza. Paolo Gessani, la norvegese Camilla Sinding Larsen e Luca Mariotti stanno ripulendo da sabbia e incrostazioni il pavimento del grande vano, un prezioso “opus sectile” lavorato a intarsio con pezzi di marmo (o in alcuni casi paste vitree) che i nostri avi fecero arrivare da varie parti del mondo, e lo ricostruiscono con la malta. «I marmi erano tagliati da artigiani dotati di una certa abilità - dice la Poggesi - ed erano importati da più parti dell’impero, Turchia, Egitto, Grecia». «Alabastro egiziano e onice - dice Gessani - marmo giallo della Tunisia e marmo “lucullo detto anche africano”, così chiamato pur non arrivando dal continente nero». Gli esperti stanno stuccando con la malta tutte le lastrine frantumate, «e su ogni pezzo rotto mettiamo la malta del suo colore». Un lavoro prezioso, corredato da uno studio “scientifico” che, in questi tempi di affanno, potrebbe diventare cruciale.