venerdì 12 novembre 2010

E dagli scavi anti-crolli affiora un altare mai visto

E dagli scavi anti-crolli affiora un altare mai visto
CARLO ALBERTO BUCCI
VENERDÌ, 05 NOVEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - Roma

Visita guidata all´area archeologica con il sottosegretario Giro e l´archeologo Carandini
Un piano in peperino su cui si innestavano colonne e la cella di un edificio sacro Forse era intitolato a Juppiter Invictus

La "no man´s land" del Palatino comincia ad animarsi di operai, studiosi, curiosi. Ed ecco che dalla domus dei Flavi - nel corso di scavi d´emergenza iniziati perché i corridoi (criptoportici) seminterrati minacciano crolli - è venuto alla luce un tempio sconosciuto. Un piano in peperino di 13 metri per 17 sul quale «si innestavano colonne e la cella di un edificio sacro di epoca, direi, tardo repubblicana e che, forse, risponde all´appello di uno dei due templi noti ma non identificati sul colle: quello di Juppiter invictus o, l´altro, di Luna noctiluca» racconta Andrea Carandini mentre si arrampica sui cumuli di terra, ossa di animali, frammenti di granito e serpentino, ossia i resti della dimora di Domiziano creata abbattendo il vecchio santuario.
L´archeologo della Sapienza ieri ha fatto un sopralluogo nell´area dello scavo eseguito dall´università d´intesa con la Soprintendenza e con commissario per l´area archeologica centrale. «Faremo in modo che sempre più zone del Palatino siano aperte al pubblico, a cominciare a dicembre dalla Casa delle Vestali», lo rassicura il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro. Poi via, verso la domus di Augusto. Ieri le stanze affrescate erano inaccessibili al pubblico. «Manca il personale, non tutti i giorni possiamo aprirle. E mancano i fondi per i restauri: abbiamo bisogno di nuovi stanziamenti» s´appella Maria Antonietta Tomei, l´archeologa responsabile di questi 33 ettari delle meraviglie. «Finisce il commissariamento ma il nostro impegno continua: fatemi richieste precise e i soldi si trovano» la rassicura Giro. E passati sotto volte crollate tenute su da strutture fatiscenti del secolo scorso, eccoci nell´altro lato della dimora di Augusto. «È il secondo peristilio della sua reggia - spiega Carandini - . Nel 36 a. C. un fulmine colpì il cantiere e Ottaviano capì che era un segno divino. Interrò le sale appena finite e ci costruì sopra la curia. Capite? si portava i senatori a casa, come Berlusconi a palazzo Grazioli», scherza l´archeologo. Anche qui servono i soldi per assicurare la tutela e per andare avanti con la ricerca. I lavori in corso sono una necessità e un´opportunità.
Una scala ed eccoci in cima al colle, sopra la domus di Tiberio. Alberi e recinzioni di cantiere coprono uno scavo. Iniziato due anni fa. E che ora mostra una nuova, imponente struttura. «È una fontana con al centro un piccolo tempio. E abbiamo trovato una "fistula" che portava acqua alle vasche. C´è sopra il nome dell´imperatore Claudio». L´iscrizione sul tubo in piombo (posta accanto a strutture di rinforzo) ci dice quindi che la fontana fu realizzata prima del 41-54 d.C. Siamo sottoterra, nei criproportici. «Qui, come a Pompei, l´emergenza è perpetua - chiosa Carandini indicando una volta che minaccia di venire giù - Si deve intervenire con costanza ma, ogni volta, aprire al pubblico per far ammirare un altro segmento di questa città ancora inesplorata che è il Palatino».