martedì 1 giugno 2010

Quel teatro romano in via Carbonesi "Un dovere civico restituirlo alla città"

Quel teatro romano in via Carbonesi "Un dovere civico restituirlo alla città"
PAOLA NALDI
MARTEDÌ, 01 GIUGNO 2010 LA REPUBBLICA - Bologna

Il soprintendente Malnati "Può diventare un nuovo museo dedicato agli scavi degli ultimi dieci anni"


RIAPRIRE il teatro romano di via Carbonesi per farne il centro di un nuovo museo che mostri, per la prima volta in maniera organica, la Bologna romana. E´ questa la proposta lanciata dal Soprintendente ai beni archeologici, Luigi Malnati, e dalla direttrice del Museo civico archeologico, Paola Giovetti, oggi partner di un ampio progetto di collaborazione per la valorizzazione dei reperti recuperati negli scavi degli ultimi dieci anni in città e provincia, per il momento custoditi dentro a migliaia di casse in diversi depositi.
Primo passo per riportare Bologna al ruolo che le spetta a livello nazionale, anche in questo campo. «Riaprire il teatro è un dovere civico e un´occasione importante per ridare lustro alla tradizione archeologica che ha questa città - commenta Paola Giovetti - basta poco per accendere l´attenzione del pubblico e quindi delle istituzioni. Dell´epoca romana abbiamo reperti interessanti, come un bellissimo tavolino a otto gambe, capaci di poter raccontare molte cose della storia cittadina di quella epoca». Il teatro aveva avuto una grande notorietà quando l´edificio venne utilizzato come sede della Coin, ma dal momento della dismissione dell´esercizio commerciale, avvenuta nel 2000, non è mai stato riaperto al pubblico, se non in occasione di visite guidate.
«L´immobile è di proprietà privata ma il teatro è dello Stato - ricorda Luigi Malnati - nel momento in cui si deve trovare una collocazione per i nuovi reperti emersi dagli scavi recenti, si può ipotizzare una sezione romana da costruire ex novo, mettendo a confronto gli oggetti già presenti nel museo civico con i nuovi ritrovamenti». Già questa sarebbe una novità ma in più la sede, di per sé molto suggestiva, potrebbe rappresentare un nuovo modello di museo. «Noi italiani siamo molto diffidenti verso una presentazione dell´archeologia basata sulle ricostruzioni storiche ma se queste si basano su criteri scientifici rigorosi possono essere molto utili a capire la storia passata - aggiunge ancora Giovetti - e il museo da costruire attorno al teatro romano si presta ad avere una parte scenografica virtuale». Dell´antica costruzione nella tipica forma ad emiciclo, risalente al periodo tardo repubblicano, si leggono ancora bene i resti della facciata esterna, realizzata in una prima fase attorno all´80 a. C. e i muri radiali della cavea, databili invece tra il 53 e il 60 d. C.
Al momento della sua fondazione, con i suoi 75 metri di diametro, il teatro costituiva un´opera edilizia di grande portata, diventata obsoleta quando la città cambiò struttura in seguito ad una forte crescita democratica.
Se da una parte le due istituzioni, Museo civico e Soprintendenza, hanno trovato la capacità di dialogo per progetti comuni, dall´altra operazioni di questo tipo necessitano ovviamente di sostegni economici. «E´ vero siamo in un periodo di crisi ma per esperienza posso dire che per i progetti concreti, con una forte valenza culturale e scientifica, i finanziamenti si trovano - commenta Malnati - non posso pensare che la città non sia interessata a valorizzare un capitolo della sua storia così importante. Intanto credo si potrebbe avviare un dialogo che coinvolga la proprietà privata, la direttrice regionale Carla Di Francesco e il Comune, magari nella figura di Mauro Felicori».