venerdì 28 maggio 2010

Foro romano, torna alla luce l´antico postribolo

Foro romano, torna alla luce l´antico postribolo
CARLO ALBERTO BUCCI
GIOVEDÌ, 27 MAGGIO 2010 LA REPUBBLICA - Roma

Finiti i restauri, nel 2011 sarà visitabile l´edificio che serviva da osteria-lupanare

Cinquanta piccole stanze sepolte dal tempo. Erano rischiarate da lucerne, arredate con un giaciglio essenziale ma comodo. Fornite di un tombino a terra per svuotare la matella (il pitale). E sul pavimento di coccio pesto sono state trovate, insieme ai frammenti dei candelabri e di qualche piatto, decine di valve di crostacei. Ossia i resti abbandonati per terra dopo libagioni sfociate in rapporti amorosi. Probabilmente a pagamento. E dall´anno prossimo - forse - finalmente inseriti, insieme con i muri in tufo e le tendine rosse che li proteggevano da sguardi indiscreti, nel percorso di visita del Foro romano.
I turisti che ora, superato l´Arco di Tito, scendono a valle, dopo una trentina di metri si imbattono in un cancello chiuso. Oltre il quale si apre l´atrio con mosaici e le piccolissime terme di un edificio che, interrato sotto Nerone, per alcuni archeologi serviva ad ospitare servi e schiavi nella domus di qualche patrizio. Mentre per altri studiosi quei corridoio che portano a stanzette buie, grandi come la cabina di un vagon-lit, appartenevano a un´osteria con funzioni di bordello. Caupona sive Lupanar intitolava nel 1947 Giuseppe Lugli il suo saggio che rileggeva la pianta e la funzione del ritrovamento scavato quarant´anni prima da Giacomo Boni, autore dell´interpretazione in chiave domestica («è una casa repubblicana» scrisse l´archeologo) ripresa, tra gli altri, da Andrea Carandini.
«Gli ambienti sono troppo angusti per pensare che ospitassero schiavi al lavoro. E poi i frammenti di oggetti e di cibi ritrovati e schedati cent´anni fa da Boni - spiega l´archeologa Maria Antonietta Tomei, responsabile dell´area per la Soprintendenza, che ha studiato quel rapporto di scavo - ci dicono chiaramente che in queste stanzette tra il clivo Palatino e la via Sacra si sostava e si mangiava. E, oltre al pane e al vino, è molto probabile che si potesse richiedere anche una puella, naturalmente a pagamento».
Sui muri non sono rimasti affreschi con scene erotiche, «non appaiono nemmeno sulle lucerne» precisa la stessa Tomei. Più che un postribolo vero e proprio, insomma, una caupona: una bettola tanto grande quanto umile. Dove i viandanti potevano fermarsi e rifocillarsi. E, tra un piatto e un altro, come scrive Petronio, farsi portare una prostituta. Del resto, proprio un tirso di Dioniso, il bastone fallico del dio dell´ebbrezza, è raffigurato nella parete affrescata di una delle 50 stanze-alcove, riallestita con tavolaccio e tenda, come in antico.
Ricoperta e protetta dalla terra dopo che nel 1912 Boni finì i suoi scavi - secondo una prassi che il soprintendente Giuseppe Proietti sta portando avanti in questi giorni con la copertura degli scavi dei magazzini severiani verso l´Arco di Tito e dei resti ritrovati davanti al Tempio di Romolo - l´osteria-bordello è ora oggetto di interventi di restauro. Soprintendenza, commissario governativo e ministero Beni culturali stanno lavorando per la riapertura alle visite, entro queste estate, della Casa delle Vestali, del tempio di Venere e Roma, dei sotterranei e del quarto livello del Colosseo. Poi toccherà alla caupona («dopo gli accordi con i sindacati però», precisa Proietti ) diventare una nuova tappa del tour reale nelle viscere dell´antica Roma.

giovedì 27 maggio 2010

Ancora in sospeso il tesoro romano del Palaorto

Ancora in sospeso il tesoro romano del Palaorto
27/05/2010 IL SECOLO XIX

Rinvenuto un antico quartiere con abitazioni, fognature e strada
Comune e Provincia attendono il via libera della Regione al progetto di creazione di un museo
Acqui Terme. Per la sottoscrizione del protocollo d'intesa fra Regione, Provincia, Comune e Sovrintendenza ai beni archeologici, sul futuro dell'area del palaorto, si dovrà attendere che la nuova giunta regionale prenda visione del documento nato con lo scopo di trasformare in museo almeno una parte dell'area (in via Maggiorino Ferraris), dove dovrebbe sorgere un edificio. Un museo il cui costo non è stato ancora quantificato ma ritenuto necessario per preservare quella che è stata definita una delle scoperte archeologiche più interessanti avvenute in Piemonte negli ultimi anni. È una porzione di quartiere di epoca romana, ben conservata, nella quale sono visibili abitazioni, fognature e un segmento di strada. Sono state rinvenute monete e utensili di uso quotidiano (soprattutto di cucina), giudicati interessanti dagli archeologi. Per il momento a quantificare il proprio impegno di spesa è stato il comune di Acqui: subito con 121 mila euro e poi altri 100 mila che saranno inseriti nel bilancio pluriennale del 2011. La Regione per il momento si è impegnata a farsi portavoce presso il Ministero del progetto che sarà inserito nella proposta di programma annuale e triennale dei lavori pubblici regionali. La Provincia di Alessandria, oltre a impegnarsi nel reperimento di fondi, si è detta disponibile ad ospitare temporaneamente i reperti e a fornire l'aiuto necessario per catalogarli e inventariarli. La Sovrintendenza assicurerà la direzione scientifica dei lavori di completamento dell'indagine archeologica, predisporrà i progetti di restauro, scientifico e didattico e inserirà Acqui nelle proposte di intervento da trasmettere alla direzione regionale per la programmazione triennale. In tutto sono stati ritrovati 4500 metri quadrati di quartieri romani, giudicati fra i più belli del Piemonte. La società Eleca, proprietaria dell'area in cui sorgerà il museo, ha già provveduto ha modificare il progetto dell'edificio che andrà a costruire. Non costruirà più parcheggi nel seminterrato della parte ovest, quella considerata più importante dal punto di vista storico, ma solo a raso in quella est. In tutto i parcheggi saranno 110, mentre gli appartamenti costruiti in altezza saranno un'ottantina.
Gi. Gal.

mercoledì 19 maggio 2010

Ritratto di un ragazzo romano - Bronzo greco del primo secolo AC

Ritratto di un ragazzo romano - Bronzo greco del primo secolo AC

Dal ventre di Vetulonia affiora domus romana di straordinario valore

Dal ventre di Vetulonia affiora domus romana di straordinario valore
ENRICO GIOVANNELLI
MERCOLEDÌ, 26 MAGGIO 2010 IL TIRRENO - Grosseto

Dal ventre di Vetulonia affiora domus romana di straordinario valore

Pezzi di mobili in bronzo e un grande orcio La casa apparteneva a una famiglia borghese

Scavata finora la parte rustica ed è già meraviglia per gli archeologi che si attendono ancora grandi sorprese

VETULONIA. Eccezionale scoperta a poggiarello Renzetti a Vetulonia. Gli scavi intrapresi dalla sovrintendeza, diretta da Mario Cygielman, dei beni archeologici della Toscana, in collaborazione con l’amministrazione comunale, hanno riportato alla luce una Domus Romana, risalente tra il I e il III secolo avanti Cristo.

La casa si trova in un ottimo stato di conservazione, e l’aiuto fondamentale per procedere, è arrivato soprattutto dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena con un sostanziale contributo, e ai tanti cittadini-volontari di Vetulonia.

Felicissima e raggiante Simona Rafanelli, direttrice del museo Isidoro Falchi: «Era forse dai tempi proprio di Falchi che non si effettuavano degli scavi del genere a Vetulonia. La casa che abbiamo trovato rappresenta un reperto eccezionale. Sicuramente apparteneva ad una famiglia borghese, e al momento abbiamo fatto riaffiorare la parte “rustica” dell’appartamento, la cantina, con il grande orcio per le granaglie, e l’angolo dove probabilmente venivano spremute le olive. Siamo sicuri che continuando arriveremo alla parte residenziale della villa, e ci aspettiamo ulteriori reperti».

Grazie a sei monete romane ed etrusche, è stato poi possibile per gli archeologi anche risalire alla data del crollo della casa, probabilemnte a causa di un incendio: 79 a.C., in concomitanza con le guerre scatenate dal generale e dittatore romano Lucio Cornelio Silla, che colpirono anche Vetulonia proprio in quegli anni

E’ stato riportato alla luce anche il pavimento originale, fatto di coccio pesto. Tutto in giro era pieno di pezzi di vasi, anfore, piatti di vernice nera che possono essere adesso perfettamente recuperati e messi in mostra. La grande presenza di chiodi ha fatto poi pensare a un piano superiore con travi di legno, e argilla nel soffitto, che può essere definito oggi come un antico “soppalco”. Le mura erano composte da mattoni parallelepipedi fatti di argilla cruda seccata al sole. Questa scoperta ha permesso di mettere mano sui primi mattoni romano-etruschi mai conosciuti fino ad oggi, e su intonaci fatti di argilla. Addirittura è stata trovata una maniglia di una porta e resti di mobili in bronzo.
Sandra Mainetti, assessore alla cultura, ha elogiato il magnifico lavoro svolto: «Oggi è stato fatto un ulteriore passo in avanti per la storia del nostro paese». Al progetto hanno lavorato in particolare la dottoressa Giuliana Agricola, gli archeologi Stefano e Federico Spiganti, Serena Trippetti e Carlo Zoccoli. Istitutita anche la sezione archeologica “Isidoro Falchi”: il capogruppo Lamberto Bai, Walter Massetti, Liliano Rossi, Giacomo e Alessia Bai e Osvaldo Barbetti, archeologo del museo di Grosseto.

Fantasiosa raffigurazione di un soldato romano intento a prendersi cura del Tempio di gerusalemme


Fantasiosa raffigurazione di un soldato romano intento a prendersi cura del Tempio di gerusalemme

martedì 11 maggio 2010

Colonna di Foca nel Foro Romano


Colonna di Foca nel Foro Romano

Crolla il Colosseo

Crolla il Colosseo
FLAVIA AMABILE
10/5/2010

Un mese fa si era staccato anche il soffitto della Domus Aurea e gli archeologi accusano il Commissario della Soprintendenza

Era notte, o forse l'alba di ieri, quando dal Colosseo si è staccato un pezzo di malta della struttura originale. Non molto grande: circa mezzo metro quadrato di spessore. Ha rotto la rete di protezione collocata tra gli anni ’70 ed ’80 ed è rotolato giù da uno degli ambulacri del primo piano, quello dove vengono ospitate le mostre.

Sono mesi che si parla dello stato di degrado del Colosseo, del suo stato di conservazione arrivato ai livelli di guardia ma anche della facilità con cui nei paraggi dell’entrata scoppiano risse e accoltellamenti. Inoltre, un mese fa era toccato alla Domus Aurea un problema simile anche se più rilevante, il crollo di 60 metri quadrati del soffitto.

Il pezzo del Colosseo probabilmente è caduto nella notte, ma è stato trovato ieri mattina alle 6 prima dell’apertura ai visitatori, questo ha evitato incidenti. Anzi. L’apertura del monumento è stata regolare: l’area del crollo è stata transennata e i visitatori sono entrati come se nulla fosse accaduto.

La notizia è stata raccontata dal sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro che invita a non preoccuparsi anche perchè «entro 15 giorni sarà pronta la cordata di imprenditori che finanzieranno il restauro che costerà 23 milioni di euro». Capofila degli sponsor italiani, come annunciato di recente dal sindaco di Roma Gianni Alemanno, sarà Diego Della Valle.

Diverso il tono usato dagli archeologi. «Ancora una volta - ha dichiarato Giorgia Leoni, presidente della Confederazione italiana archeologi - si è sfiorata la tragedia: se il crollo fosse avvenuto a monumento aperto avrebbe potuto colpire qualcuno tra le migliaia di visitatori che, specialmente la domenica, affollano l’anfiteatro. Lo stato in cui versa il Colosseo è uno dei motivi alla base del Commissariamento della Soprintendenza Archeologica di Roma e, a distanza di oltre un anno e mezzo, evidentemente la struttura commissariale non ha individuato gli strumenti necessari a garantirne la conservazione».

Anche al ministero dei Beni Culturali sottolineano la necessità di procedere con il restauro. Il soprintendente archeologico di Roma Giuseppe Proietti e il commissario delegato Roberto Cecchi hanno assicurato che ieri il personale ha effettuato «immediati controlli su tutte le aree sotto osservazione» e che per oggi «sono già programmati accertamenti più estesi». Ma poi hanno spiegato che «si tratta di superfici per le quali in diverse parti della fabbrica sono in corso interventi di restauro e per altre, come quelle in questione, gli interventi sono già progettati e si è in attesa di poterli appaltare».

In particolare, in base al piano di restauro per complessivi 23 milioni di euro messo a punto da Cecchi, sono in corso quattro interventi: il primo sul perimetro dell’arena per il quale sono serviti 390mila euro, il secondo sul terzo ordine per una cifra pari a 480mila euro. Per l’attico sono stati utilizzati 400mila euro mentre 500mila sono serviti per gli ipogei.
http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=124&ID_articolo=927&ID_sezione=274&sezione=

lunedì 10 maggio 2010

Cadono frammenti del Colosseo Ora il restauro è più urgente

Cadono frammenti del Colosseo Ora il restauro è più urgente
LUNEDÌ, 10 MAGGIO 2010 IL TIRRENO - Attualità

Alcuni frammenti di malta di calce si sono staccati all’alba di domenica dal Colosseo. Nessuno si è fatto male, perché il monumento simbolo della Capitale, al momento del distacco avvenuto intorno alle 6, non era ancora aperto al pubblico, ma poteva succedere. L’anfiteatro Flavio ha perso alcuni pezzetti della galleria dell’ambulacro centrale, dal lato di Colle Oppio, al primo ordine, proprio dalla parte dov’è ospitata una mostra. A cadere sono stati tre frammenti per un totale di mezzo metro quadrato di malta, molto sottile. Le reti di recinzione, collocate tra gli anni ’70 e ’80, non hanno contenuto i pezzi di intonaco che sono stati ritrovati in terra. Per il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro non c’è da preoccuparsi anche perché «entro 15 giorni sarà pronta la cordata di imprenditori che finanzieranno il restauro che costerà 23 milioni di euro». Capofila degli sponsor italiani sarà Diego Della Valle.

Villa romana in viale Teocrito

Villa romana in viale Teocrito
Isabella di Bartolo
LA SICILIA Martedì 27 Aprile 2010 Siracusa,

Si scava per l'Enel e si trovano i resti di una grande casa

Uno scavo senza precedenti quello in corso in viale Luigi Cadorna, possibile grazie ai lavori per la posa della nuova rete fognaria. Qui, sotto lo sguardo dei residenti ma anche di turisti e studenti che seguono le operazioni di scavo con il benestare dell'èquipe della Soprintendenza, gli archeologi diretti da Lorenzo Guzzardi stanno smontando una porzione della grande strada romana scoperta mesi fa.

E per consentire il passaggio della tubatura, stanno smantellando basola per basola un tratto dell'antica via per lasciare lo spazio ai tubi e salvaguardare i reperti. «Un'operazione senza precedenti - afferma Guzzardi, responsabile del settore Archeologico della Soprintendenza - che ci permette di indagare gli strati più antichi della strada grazie allo scavo a sezione trasversale che stiamo eseguendo». Osservatori d'eccezione, oltre agli operai della ditta che cura la nuova fognatura alla Borgata, sono i turisti di tutto il mondo che si fermano in viale Cadorna, non appena usciti dal museo Paolo Orsi. A loro gli archeologi della Soprintendenza spiegano scavi e ritrovamenti, come racconta Guzzardi. E lo stesso è accaduto con studenti, allievi di master e delle accademie che si sono soffermati a seguire le operazioni di scavo sul marciapiedi di viale Cadorna.

Lavori in corso anche in via Monte Grappa dove sono venuti alla luce frammenti di mosaici con motivi a treccia appartenenti alla pavimentazione di un'abitazione, che ha spinto gli operai a cambiare la disposizione dei tubi per non intaccare i resti. Nessuna modifica all'opera pubblica in via Isonzo, dove le squadre della Soprintendenza sono al lavoro per recuperare dati interessanti sotto il profilo topografico.
Saranno invece coperti i rinvenimenti scoperti lungo il viale Teocrito dove sono in corso i lavori dell'Enel. Ieri mattina si è svolto il sopralluogo presieduto da Guzzardi.
«Abbiamo potuto scavare sino al piano roccioso - spiega l'archeologo - ottenendo informazioni preziose e seguendo il vecchio scavo degli anni '50 che ci ha consentito di avere maggiori ragguagli sull'organizzazione dei quartieri antichi. Sapevamo dell'esistenza di una strada antica ma i nuovi scavi hanno permesso di giungere sino al livello ellenistico, individuando una canaletta per lo smaltimento delle acque bianche. E soprattutto i resti di un'importante casa romana con tracce del suo pavimento in opus sectile con marmi policromi intarsiati».
Già rilevate e studiate, le meraviglie sotterranee torneranno sotto il livello stradale: da oggi infatti l'Enel chiuderà i cantieri.

giovedì 6 maggio 2010

Scavi tra i cantieri moderni per la rinascita della città romana

Scavi tra i cantieri moderni per la rinascita della città romana
LA SICILIA Giovedì 29 Aprile 2010 Siracusa

conferenza di Siciliantica

Un viaggio nella Siracusa romana attraverso le ultime scoperte archeologiche avvenute in occasione dei lavori pubblici alla Borgata. Sarà questo il tema della conferenza promossa dalla soprintendenza con l'Università di Catania, insieme con l'associazione culturale «SiciliAntica».
Relatore dell'incontro sarà l'archeologo Lorenzo Guzzardi, responsabile del servizio archeologico della soprintendenza, impegnato in questi ultimi mesi nel delicato compito di scoprire i resti antichi tra i cantieri moderni in vari angoli della città. Un viaggio a ritroso nel tempo che la soprintendenza ha intrapreso in occasione dei lavori per la rete fognaria alla Borgata, e ancora di recente in viale Teocrito e corso Gelone dove sono impegnati i tecnici dell'Enel. Lorenzo Guzzardi, con la sua squadra di archeologi, è impegnato in una serie di indagini che hanno portato alla scoperta di un complesso termale e dell'ingresso di un portico marmoreo, sino al rinvenimento di una grande strada realizzata con basole, forse quella «via lata perpetua» di Cicerone che storici e d esperti cercano da decenni. Ancora, le scoperte hanno portato alla luce un pavimento marmoreo, alcune botteghe e luoghi dove artigiani romani hanno realizzato arte e lavoro. Nella stessa occasione si parlerà anche del Ginnasio Romano, così chiamato secondo la tradizione ma in realtà un luogo di culto misterico.

martedì 4 maggio 2010

Terme romane nel caveau della banca

Terme romane nel caveau della banca
di ANDREA ARTIZZU
L'UNIONE SARDA, 4 MAGGIO 2010

Largo Carlo Felice. L'insediamento è sopravvissuto alla demolizione dell'ex mercato

Gli archeologi: nell'area trovate tracce della città punica. Ieri mattina opralluogo della commissione cultura del Comune e della Soprintendenza nei sotterranei della Banca d'Italia.

Terme romane sotto il caveau della Banca d'Italia. Il sottosuolo cagliaritano non finisce di regalare sorprese: una piccola porzione di un insediamento risalente al II secolo dopo Cristo è riuscita a salvarsi dalla furia omicida degli ingegneri che rasero al suolo l'ex mercato civico del largo Carlo Felice per costruire la Banca d'Italia e la Bnl. Ieri mattina la Commissione cultura del Comune, capitanata da Maurizio Porcelli, e la Soprintendenza hanno effettuato un sopralluogo nei sotterranei della banca, finalizzato alla realizzazione di un nuovo organismo destinato al recupero e alla gestione del patrimonio archeologico che aspetta solo di essere messo a disposizione della città.

IL SOPRALLUOGO Alle 9,30 la Commissione, scortata da alcuni candidati alle Provinciali più interessati al pettegolezzo sugli schieramenti politici che al sopralluogo, varca il portone dell'edificio di via Mercato Vecchio. Due rampe di scale, un'inferriata. Oltre, un pezzo di storia sfregiato: una trave d'acciaio che taglia in due quello che un tempo era il condotto principale delle terme. Poi luci inadeguate, cavi volanti, tubi. E tanta umidità. Maria Gerolama Messina, della Soprintendenza, e Maria Luisa Mulliri, del Comune, si affannano a elogiare la disponibilità degli attuali dirigenti della Banca d'Italia, ma lo sfregio risale a metà del secolo scorso. «Quando nel '57 si decise di costruire la filiale, saltò fuori che sotto c'era un isolato di epoca romana che andava dalla chiesa di Sant'Agostino fino alla Banca nazionale del lavoro. Vennero eseguiti anche scavi che si conclusero nel '58».

LA SORPRESA Per le archeologhe i risultati di quell'indagine potrebbero essere ancora più sorprendenti. «A una quota più bassa non escludiamo l'esistenza di una città punica». Ma c'era molta fretta di concludere i lavori. «Il concetto di salvaguardia non era certo come quello attuale. Così, per motivi di sicurezza, il tratto dal tempio di Sant'Agostino al caveau venne ricoperto da una colata di cemento armato molto spessa». Si è salvata solo una piccola porzione che, secondo Porcelli, «ha bisogno di un robusto intervento strutturale». Tradotto, serve almeno più areazione per evitare che l'umido danneggi ancora di più le strutture. Peggio è successo alla Bnl, dove le ruspe hanno distrutto l'area archeologica, costituita probabilmente da abitazioni del I secolo dopo Cristo.

il giallo Il mistero dei mosaici scomparsi Quando iniziarono i lavori di demolizione dell'ex mercato civico del largo Carlo Felice, per far posto ai due edifici della Banca d'Italia e della Banca nazionale del Lavoro, saltarono fuori i resti di quello che un tempo erano un impianto termale e un'area abitativa di epoca romana. Tra il 1957 e il 1958 la Banca d'Italia, dopo le insistenze pressanti della Soprintendenza archeologica cagliaritana, finanziò una serie di scavi che salvarono una piccola parte di insediamento del II secolo dopo Cristo. «La soprintendenza strappò i mosaici della Banca nazionale del Lavoro e della Banca d'Italia», afferma l'archeologa Maria Gerolama Messina. «Ma mentre i primi sono stai catalogati e sono conservati nei nostri depositi, dei secondi non si hanno più tracce. Abbiamo fatto indagini, ricerche, ma niente. Di quei mosaici di epoca romana non ci sono più indizi. Non riusciamo a capire dove siano finiti».
Quel che resta del sito archeologico potrà essere visitato il prossimo fine settimana durante la manifestazione Monumenti aperti.

domenica 2 maggio 2010

Accordo per la fattoria romana

Accordo per la fattoria romana
MARCO POMELLA
MARTEDÌ, 27 APRILE 2010 IL TIRRENO - Viareggio

Il Comune verso l’acquisizione dell’area archeologica dell’Acquarella

I privati costruiranno altrove le villette bloccate al momento dei ritrovamenti a Capezzano

In quel piccolo terreno, ricavato in una conca circondata dai colli, ideale dal punto di vista idrogeologico e climatico, un tempo si coltivava vite e ulivo. E si produceva vino ed olio. Ventuno secoli dopo potrà di nuovo essere ammirato e visitato. Sì, perché gli intoppi burocratici che avevano stoppato i lavori per il sito archeologico dell’Acquarella a breve potrebbero risolversi.
E’ dal 1994 che si sa, che quel pezzo di terra a Capezzano - in fondo all’omonima via - un tempo ospitava una fattoria romana (costruita, tra l’altro, sui resti di una precedente civiltà etrusca). Da quando, durante i lavori di costruzione di una villetta, vennero alla luce alcuni reperti. Dopo una prima segnalazione del gruppo archeologico locale, la zona venne presa in carico dalla Sovrintendenza dei Beni Archeologici della Toscana (e gli interventi di edificazione stoppati), che avviò diverse operazioni di scavo e recupero e coprì tutta l’area con una grande tettoia. Ma dal 2005 si è fermato tutto.
Il perché è presto detto. La zona archeologica è di proprietà privata. E solo ora, dopo lungo trattare, Comune e privati sembrano essere arrivati ad una soluzione: ai privati si lascerà costruire le due villette previste, in un’altra porzione del terreno. E il sito archeologico passerà in mano al Comune. La soluzione condivisa ha ancora un ostacolo: un vincolo cimiteriale della futura area edificabile, che però, probabilmente, si riuscirà a rimuovere.
Il progetto. Se il Comune diverrà proprietario della fattoria dell’Acquarella, la Sovrintendenza potrebbe riavviare gli scavi. Anche perché l’amministrazione ha già in mente (e ha già inserito nel programma triennale delle opere) un grande progetto di recupero e valorizzazione. Spesa prevista: 500 mila euro.
L’unica parte già edificata, di quella che doveva diventare la prima delle due villette, è la gettata per le fondamenta ed il piano seminterrato. Nulla sarà demolito; il tetto del fabbricato servirà, infatti, come passerella per osservare, dall’altro protetti da un parapetto, la zona archeologica già portata alla luce e i futuri scavi degli archeologi. La stanza sotterranea, invece, servirà da magazzino dei reperti rinvenuti.
Tutta l’area sarà recintata. Si accederà con una strada (che partirà dal parcheggio del cimitero di Capezzno) e poi con un sentiero pedonale. L’intero perimetro della fattoria, inoltre, sarà attraversato da una pista ciclabile, che si ricongiungerà con l’antica via Francigena che passa alle spalle di Villa Cavanis.
Vicino ai resti della fattoria, inoltre, sarà ricavato un laghetto artificiale per ricostruire le condizioni originarie (parliamo del primo secolo avanti cristo, in epoca augustea) della zona (semi-paludosa appunto). E si installerà un casottino prefabbricato per attività didattiche e accoglienza.
Tra le parti meglio conservate (di quelle già riportate alla luce), una stanza della fattoria-dimora, dove era conservato un antico torchio per spremere le olive. Su quel terreno, infatti, un tempo si coltivava vite e olivo, così come oggi si fa in molti terreni vicini, tra Capezzano e Camaiore.

Scoperto a Lipari un porto romano

Scoperto a Lipari un porto romano
Tusa: "È un mare ricco di reperti"
GIOVEDÌ, 29 APRILE 2010 LA REPUBBLICA - Palermo

Archeologia

«La scoperta è semplicemente straordinaria: rarissima». Sintetizza così il professor Sebastiano Tusa, responsabile della Sovrintendenza del mare, il ritrovamento effettuato a poco meno di 13 metri di profondità a Lipari, adiacente l´approdo commerciale. Lì, in un´area di vasto raggio, sono stati individuati i resti di un enorme porto romano di età imperiale, affossatosi molto probabilmente per un violento bradisisma.
Tusa ribadisce che «la scoperta è in grado di aggiungere altri significativi elementi a quel che si conosce della civiltà millenaria eoliana, quindi non deve essere sacrificata o soffocata per realizzare, in quello spazio archeologico, un megaporto privato che, una volta sorto, massacrerebbe definitivamente un sito archeologico subacqueo d´importanza universale. Il presidente della Regione, Lombardo con la relazione e le foto che gli ho sottoposto, non potrà mai avallare uno scempio del genere».
Basti pensare che l´intera baia, da Marina Corta a Pignataro, per un raggio di circa 2 km è completamente ricoperta da reperti che quasi giornalmente saltano fuori. «Questo - conclude il sovrintendente che ha celebrato la settimana della cultura al museo di Lipari curata dal direttore Michele Benfari - questo è un patrimonio archeologico impensabile e che va assolutamente tutelato».
Luigi Barrica