giovedì 15 ottobre 2009

L’«Ateneum» di Adriano emerge sotto piazza Venezia

L’«Ateneum» di Adriano emerge sotto piazza Venezia
09 OTTOBRE 2009, corriere della sera

Archeologia La scoperta durante gli scavi per la linea C della metro

L’Ateneum di Adriano imperatore, favoleggiato, noto dalle fonti storiche, mai trovato. Ecco cosa rappresenta, anzi di cosa fa parte, la scalinata imperiale emersa a piazza Venezia durante gli scavi per la metro C. Il traffico scorre, ignaro e intenso, intorno alla recinzione che nasconde ancora lo scavo aperto ormai da due anni. Ma laggiù, a cinque metri di profondità, proprio di fronte al Vittoriano, è emersa ora l’ultima straordinaria novità dei ritrovamenti archeologici a Roma: il posto in cui anche a Roma, come ad Atene, si discuteva e si effettuavano rappresentazioni pubbliche.

La scalinata individuata due anni fa non è sola, ha una consorella, proprio di fronte, appena scoperta e purtroppo nascosta sotto il palazzo delle assicurazioni in cui è stata interrata: in mezzo, tra le due scalinate, c’è un pavimento a marmi policromi che fungeva dunque da cavea.

Quando l’archeologo Roberto Egidi, della Sovrintendenza di Roma, ha messo a fuoco il tutto, ha capito di trovarsi davanti all’esatta riproduzione dell’Ateneum che l’imperatore Adriano aveva fatto erigere ad Atene, accanto alla grande biblioteca eretta nel 132 d.C. L’Ateneum è in sostanza un auditorium per rappresentazioni e dibattiti, per la recitazione di retori e poeti.

Nessuno ne conosceva l’ubicazione esatta. Neanche la «Forma Urbis», la pianta monumentale marmorea di Roma imperiale fatta all’epoca di Settimio Severo e di cui si conservano importanti lacerti, ne certifica la presenza. Ignoto e meraviglioso monumento, risorge ora in un’area da poco indagata a piazza Venezia. Eppure era lì sotto, nell’aiuola di fronte a Modonna di Loreto, ad appena quattro metri di profondità. Tutto è iniziato dunque col ritrovamento di una prima grande scala, in cemento romano, ricoperta in marmo. Cinque gradoni imponenti, per una larghezza di 15 metri, sono riemersi due anni fa grazie agli scavi per l’uscita della Metro C a piazza Venezia.

I gradoni scendono verso il palazzo delle Assicurazioni Generali e atterrano davanti a una pavimentazione in granito e marmi gialli. Nel punto più basso la scala è profonda quattro metri e mezzo rispetto al piano stradale. L’impianto è chiuso da entrambi i lati da pilastri in laterizi che sono collassati, probabilmente a causa di un terremoto. I laterizi sono fatti da mattoni «bipedali» romani, cioè quei grandi e spessi quadratoni giallognoli di lato 59 centimetri. Sui pilastri ci sono i segni di un grande incendio, probabilmente quello del 390 d.C.

Poi col proseguire dello scavo ecco emergere oltre il pavimento la seconda scala. E qui per gli studiosi è scattata la scintilla. L’Ateneum adrianeo romano è più di un'ipotesi, ormai, quasi una certezza, anche se la seconda scalinata scompare purtroppo nelle fondamenta del palazzo delle assicurazioni. Non tutta però, una prima porzione ne rivela la base iniziale subito dopo la piccola cavea. Le due scalinate allora servivano come sede degli scanni e accoglievano gli spettatori di quanto veniva rappresentato o discusso sul pavimento policromo.

Adriano era solito dire «a sud dell’Acropoli c’è l’Atene di Teseo, a nord dell’Acropoli c’è l’Atene di Adriano». Ad Atene la Biblioteca di Adriano si trova sul confine del Foro romano, a nord. Costruita dall’Imperatore nel 132 a.C. è l’edificio più grande di Atene. Accanto alla biblioteca l’Ateneum era un luogo molto caro all'imperatore. Lo si conosce dalle descrizioni storiche, il suo gemello romano rappresenta dunque un soccorso inaspettato per la conoscenza archeologica imperiale.

«L’attuale sistemazione della zona di piazza Venezia - ha scritto Egidi - è il frutto delle pesanti demolizioni attuatesi tra la fine dell’ 800 ed i primi anni del ’900 per la costruzione degli imponenti edifici del Vittoriano, del Palazzo delle Assicurazioni; nonché per la realizzazione di piazza Venezia e della via dei Fori Imperiali. Numerose sono le testimonianze grafiche e fotografiche degli edifici che furono allora smantellati, e che pertanto costituiscono una imprescindibile base documentaria a cui relazionare le strutture che progressivamente vanno emergendo nel corso dello scavo...».

La fonte a cui Egidi ha attinto è la cartografia archeologica realizzata ai primi del ’900 dall’archeologo Guglielmo Gatti figlio di Edoardo. Gatti ritrovò lì una domus tardo antica e poco più a sud strutture monumentali, che in realtà erano l’inizio dunque dell'Ateneum ora ipotizzato. Negli appunti il Gatti parla di una grande lastra di marmo che era con ogni evidenza la delimitazione della scala imperiale. La struttura non ha subito solo un terremoto, ma nell’alto Medio Evo anche l'utilizzo che quegli anni bui potevano dare. Infatti qua e là emergono «attacagli», buchi che servivano per legare le bestie.

Paolo Brogi