domenica 27 settembre 2009

Le mura della città di Romolo

Le mura della città di Romolo

L’antico tratto della via Popilia

L’antico tratto della via Popilia
ANITA CAPASSO
19/09/2009 IL MATTINO

Marigliano. L’antico tratto della via Popilia era stato individuato nel corso dei lavori di infrastrutturazione dell’area del piano di insediamento produttivo. Era il 2 febbraio quando fu scoperta: si ridisegna così l’archeologia del territorio nolano e lo stesso pip. Ora superati gli ostacoli burocratici e i problemi legati alla mancanza di fondi, si scava a via Sentino per riportare alla luce completamente l’antica strada romana, costruita nel 132 a.C. per collegare Capua con Reggio Calabria. Un’importante arteria che passava per Acerra. Marigliano, Nola, Nocera i paesi salernitani fino ad arrivare a Reggio. A dirigere i lavori è la Soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei diretta dal funzionario di zona, Giuseppe Vecchio, con l’archeologo Nicola Castaldo. «Mi sono subito reso conto dell’importanza della scoperta – spiega Castaldo, autore di diverse pubblicazioni - che aprono nuovi e inaspettati orizzonti sulle potenzialità archeologiche di Marigliano». La scoperta della via romana si aggiunge a una serie sensazionale di altre scoperte avvenute nel 2007 e nel 2008 tra cui una necropoli romana stratificata, una villa in via Sentino e una villa di età Imperiale, in via Ponte delle Tavole, ai confini con San Vitaliano, e addirittura una capanna dell’età del bronzo risalente a 1700 anni prima di Cristo. Scoperte che, peraltro, per mancanza di finanziamenti per la prosecuzione degli scavi, erano state di nuovo interrate per evitare atti di vandalismo e furti. Uno spiraglio si era aperto con l’ingresso di Marigliano nel piano strategico di valorizzazione di beni culturali dell’area nolana, finanziato dall’Unione europea con 21 milioni di euro. A Marigliano, erano stati assegnati per la realizzazione del parco archeologico e di un centro per lo studio e la catalogazione delle tradizioni locali circa 2 milioni di euro. Ma in assenza di un progetto per accedere ai fondi, la Regione ancora non ha prodotto nessuna delibera. Nel frattempo l’area è nel degrado. Nessun cartello, nessuna segnaletica: quasi come se non fosse mai stato scoperto niente. A differenza dei tombaroli, invece, che all’indomani della scoperta erano già a via Sentino per trafugare i reperti. Con la ripresa degli scavi della via Popilia si riaccendono i riflettori sull’area archeologica di Marilianum. A sponsorizzare la causa del parco archeologico sarà anche lo splendido vaso in sigillata italica del I secolo dopo Cristo, rinvenuto proprio nella villa sannitica. Il vaso, dopo il restauro, farà bella mostra di sé in una sala del nuovo museo archeologico di Nola.

Medaglia raffigurante un gladiatore sotto la forma di Ercole

Medaglia raffigurante un gladiatore sotto la forma di Ercole

I giapponesi salvano il Colosseo malato

I giapponesi salvano il Colosseo malato
Martina Feltri
La Stampa 19/9/2009

La fama
E' il simbolo di Roma ed è il luogo più visitato d'Italia: ogni anno arrivano 4 milioni di turisti

Stasera, alla pizzeria «Napule» di Tokyo, il vice-sindaco di Roma, Mauro Cutrufo, e i due turisti giapponesi che a luglio pagarono 695 euro un pasto al «Passetto», a due minuti da piazza Navona, si faranno una margherita con Coca-Cola alla salute dell'asse Roma-Tokyo. Non che ci fosse bisogno di fare pace, ma un beau geste è sempre gradito, specie adesso che il senatore Cutrufo sta girando il Giappone col cappello in mano. E tutti i giapponesi, che hanno eletto l'Italia a loro Paese europeo preferito, sono contenti di valutare l'opportunità di entrare, a modo loro, nella storia dell'Impero romano. Proprio in questi giorni il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è in Giappone in coincidenza con l'inizio di una grande iniziativa di promozione del made in Italy, che comprende mostre d'arte e altre manifestazioni culturali che hanno la particolarità di essere sponsorizzate (e finanziate) da quotidiani ed emittenti televisive. Insomma, tutto questo per dire dell'idea frullata nelle teste del Campidoglio: e se i giapponesi ci aggiustassero il Colosseo? Il Colosseo, spiega il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro, «si sta sbriciolando». Ogni tanto ci salgono restauratori, veri rocciatori, e incollano di qui e di là, ma la situazione è pessima. Bisogna metterlo in sicurezza, restaurarlo, ripulirlo, ammodernarlo per l'industria del turismo con monitor, percorsi guidati, realtà virtuale. «Soltanto per il Colosseo ci servono come minimo dieci milioni di euro», dice Giro. Oggi il ministero ne ha a disposizione trentacinque, forse qualcuno meno, ma devono bastare per tutta l'area centrale di Roma, e quindi per il Palatino, i Fori, la Domus Aurea di Nerone. In totale, il preventivo è di sessanta milioni. Dove trovare i rimanenti? Il precedente della Sistina «E' ancora soltanto un progetto, ma non stiamo a caro amico , come si dice a Roma: qualche contatto c'è già. Contiamo di definirli la prossima primavera, quando il sindaco Gianni Alemanno verrà a Tokyo», dice Cutrufo. La novità - nonostante in questi giorni sia stato speso il paragone con la Cappella Sistina, per la quale i giapponesi, negli Anni Ottanta, donarono tre milioni di dollari - sarebbe assoluta: soldi per restaurare e nessun cartello pubblicitario sulle impalcature. I giapponesi sarebbe felici di farlo per il gusto di farlo. Per la gloria e l'onore. E ci sarebbe anche l'aspetto economico, visto che circolano i nomi di giornali - l'Asahi Shimbun», il «Nikkei» - e di tv - la «Nhk» e la «Fuji Tv» - che in cambio di finanziamenti contano di ottenere l'esclusiva sulla diffusione delle immagini dei lavori: in Giappone andrebbero a ruba.
Le competenze. E però qui ci si fa un'altra domanda: per quale ragione Cutrufo si spende per il Colosseo, quando è un monumento di competenza statale? «Semplice: il Colosseo è famoso. Se si trovano denari per l'anfiteatro si storneranno fondi per interventi altrettanto importanti ma meno attraenti», spiega Giro. A Roma, in effetti, è un grande caos di giurisdizione. Per chi non avesse conseguito una laurea in archeologia: partendo da piazza Venezia diretti al Colosseo lungo la via dei Fori Imperiali, quello che sta a sinistra è pertinente al Comune, quello che sta a destra è pertinente allo Stato. Con tutto un incomprensibile accavallamento di sovrintendenti e soprintendenti, che sono due cose diverse. Ora c'è un commissario straordinario (Roberto Cecchi, dopo il ritiro di Guido Bertolaso, troppo preso dall'Abruzzo) che fa da tramite fra la miriade di responsabili. E qui nasce il progetto.
Il progetto
Il Colosseo è il monumento più visitato d'Italia: quattro milioni di turisti all'anno. Il ministero pensa si possano raddoppiare. Come, lo dice Giro: «Cinteremo una grande area che comprenderà i Fori, il Palatino e il Colosseo. Il biglietto d'ingresso sarà unico, e penso possa costare sui 10-12 euro. In questo modo potremo togliere quegli orrendi tubolari che chiudono gli archi all'altezza del suolo per impedire l'accesso al monumento. Oggi per entrare al Colosseo si devono sopportare code snervanti. Non sarà pi così». Statue e rivestimenti I proponimenti sono numerosi. Il sovrintendente ai Beni culturali di Roma, Umberto Broccoli, sogna di «utilizzare una sezione del Colosseo, una piccola parte, per rimettere le statue negli archi, i rivestimenti, e mostrare il Colosseo come era». I puristi non ne saranno felici, anche se gli allestimenti saranno rimovibili. Broccoli spera anche di ricomporre uno spicchio della grande base di legno - oggi si vedono i sotterranei con le gabbie per le fiere e le stanze per i gladiatori - su cui si tenevano i combattimenti, mentre Giro conta soprattutto di rendere agibili tutte le parti del Colosseo, che ora è calpestabile solo in minima percentuale. Poi, per il resto, il daffare non manca. Il Palatino - parole dell'archeologo Andrea Carandini, presidente del Consiglio superiore dei beni culturali - si sta «liquefacendo come un budino mal cotto». Gli interventi maggiori riguarderanno la Domus Tiberiana (Palatino che dà sui Fori) e in particolare le terrazze, la Domus di Augusto (Palatino che dà sul Circo Massimo), la Domus Aurea e la Rampa Domiziana, una passerella chiusa e strepitosa - racconta chi l'ha vista - fatta a scaloni e coperta che dai Fori conduce al Palatino. Ma è tutta la zona che non soltanto è in- sicura ma lurida, piena di scavi abbandonati e colmi d'acqua - dettaglia Giro -, di tubolari arrugginiti, di tettoie in eternit. Un po' è stato fatto, molto manca. E nonostante il lavoro non banale di Francesco Rutelli e Walter Veltroni, Roma continua - per numero di visitatori - a restare alle spalle di Londra e Parigi, ora anche di Madrid e Barcellona. Per il progetto in corso saranno necessari qualche anno di opere e parecchi denari. La speranza sono gli sponsor privati. La speranza più solida sono i giapponesi: che aggiustino il Colosseo, e poi vengano a fotografarselo, prima che ci caschi sulla testa.

Medaglia con il simbolo del Foro Boario


Medaglia con il simbolo del Foro Boario

NOLA reperto archeologico in marmo di età augustea in un giardino

NOLA reperto archeologico in marmo di età augustea in un giardino
ANTONIO RUSSO
19/09/2009 IL MATTINO

Nola. Conservava una reperto archeologico in marmo di età augustea in un giardino, usandolo come ornamento di una locale per ricevimenti. Il titolare della struttura è stato denunciato in stato di libertà. A effettuare la scoperta i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Napoli, i quali ieri hanno eseguito un sopralluogo all’interno di una lussuosa villa utilizzata per ricevimenti. Gli specialisti ci hanno messo poco a individuare la metopa: un blocco marmoreo finemente decorato con bassorilievi. L’antico manufatto era posizionato nel parco annesso alla villa ed era stato sistemato in quel punto per fungere da elemento ornamentale. Si tratta di un piano di marmo che veniva scolpito da artisti specializzati e poi posizionato in alto sull’ingresso di un grande edificio. L’elemento ritrovato ieri faceva parte di un mausoleo funerario o di un edificio pubblico di età augustea. L’edificio probabilmente era situato nel territorio nolano e con ogni probabilità negli anni passati il sito archeologico è stato visitato da un gruppo di tombaroli. Il titolare della villa dopo un rapido accertamento è risultato sprovvisto di autorizzazioni che giustificassero il possesso dell’oggetto sequestrato, ed è stato denunciato per il reato di impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato. La metopa è stata sottoposta a perizia tecnica da parte di un funzionario archeologo della Soprintendenza di Napoli e Pompei il quale, oltre ad attestarne l’autenticità e la datazione, ha anche evidenziato che si tratta di un opera di grande pregio, artistico e scientifico. Nei prossimi giorni il reperto verrà trasportato al museo archeologico di Nola (peraltro ancora non aperto al pubblico)

Festa alle Terme di Traiano le Sette Sale aprono per un giorno

Festa alle Terme di Traiano le Sette Sale aprono per un giorno
CARLO ALBERTO BUCCI
MERCOLEDÌ, 23 SETTEMBRE 2009 - LA REPUBBLICA - Roma

Sabato 26 visite e banda dei vigili. E i cantieri si fermano

Tre mesi e quattro giorni dopo l´anniversario dell´apertura ai cittadini da parte di Traiano - inaugurato dall´imperatore "ispanico" il 22 giugno del 109 d. C. - Roma celebra il più maestoso, ma meno noto, dei suoi impianti termali. Per sabato prossimo il sovrintendente comunale Umberto Broccoli ha deciso l´apertura straordinaria alla città, dopo dieci anni di serrata, della gigantesca cisterna che serviva i bagni pubblici innalzati sul Colle Oppio e proprio sopra (come gesto di damnatio memoriae) al palazzo privato di Nerone, la Domus aurea. Ma la festa organizzata dal Campidoglio è incompleta, ed effimera. Perché dalle celebrazioni è stato escluso, per motivi di sicurezza, lo straordinario affresco della Città dipinta. E perché dal giorno dopo, stavolta per mancanza di personale, anche la cisterna delle Sette Sale sarà visibile solo su prenotazione.
La giornata di sabato inizierà alle 14.30 con la partenza della prima visita guidata (gratuita) tra i resti del complesso che si estendeva su una superficie di 60mila metri quadri. E alle 17 - quando l´ultima delle guide impegnate avrà riportato i visitatori al punto di partenza (viale del Monte Oppio, angolo via delle Terme di Tito, o via delle Terme di Traiano) - il maestro Nello Giovanni Maria Narduzzi dirigerà la banda della polizia municipale impegnata con brani tratti da "Rugantino", "In nome del papa Re", "Carmen", scelti e introdotti dallo stesso Broccoli.
Il complesso archeologico sul Colle Oppio soffre dell´uso improprio delle architetture ideate dal grande Apollo di Damasco. Il parco cittadino, che funge anche da strada di scorrimento e da luogo di sosta dei pullman turistici, viene chiuso di sera. Ma al tramonto in molti restano dentro. E così i resti del porticato che cingeva il giardino interno delle terme traianee, diventano spesso luoghi di bivacco. Sabato sarà invece possibile ammirare e capire (anche grazie a nuovi e duraturi pannelli didattici) gli emicicli dell´esedra centrale e di quelle a sud-est e sud-ovest, parti del recinto esterno tradizionalmente identificate con le due biblioteche. Grande ed emozionante sequenza di spazi è quella offerta dalla visita alla cisterna delle Sette Sale: in tutto nove ambienti chiusi al pubblico da una decina di anni per la caduta di frammenti dalle volte. Ossia la stessa ragione per cui la Domus di Nerone, di competenza statale, è chiusa per restauri e impermeabilizzazione. E perché niente lavori alla cisterna di Traiano affidata al Comune? «Abbiamo fatto una perizia e ci vogliono 10 milioni. Bisogna cercare gli sponsor. Per il momento, faremo visite su prenotazione» la risposta di Broccoli.
Il sovrintendente è contrario a campagne di scavo nell´area centrale («costa tantissimo farli e, soprattutto, tenerli aperti» spiega). Eppure manca poco per completare lo sterro dell´edificio pubblico, precedente e sottostante alle Terme, che conserva in facciata l´affresco con la Città dipinta e, tra l´altro, il mosaico della Vendemmia. Gli archeologi della Sovrintendenza comunale, Giovanni Caruso e Rita Volpe, vanno avanti con i lavori. «Ci auguriamo che tra un anno circa, completati gli interventi di messa in sicurezza delle opere, e delle visite guidate, anche la Città dipinta entrerà a far parte del tour tra le meraviglie di Colle Oppio».Veduta delle Terme di Tito Vespasiano dette volgarmente dette le sette Sale

Teseo che Abbandona Arianna - dipinto pompeiano


Teseo che Abbandona Arianna - dipinto pompeiano

Astratta, bucolica, privata: quando Roma era a colori. Alle Scuderie del Quirinale cento opere in mostra fino al 17 gennaio

Astratta, bucolica, privata: quando Roma era a colori. Alle Scuderie del Quirinale cento opere in mostra fino al 17 gennaio
FRANCESCA GIULIANI
GIOVEDÌ, 24 SETTEMBRE 2009 LA REPUBBLICA - Roma

Disteso sul triclinio, un signore nella sua domus doveva sentirsi leggero e libero, immerso in qualcosa di aereo, celeste e impalpabile. Sentirsi come un dio in casa propria, guardando la parete dipinta sul fondo della stanza, tra figure volanti, decori sospesi, animali fantastici. «Come attraverso un cannocchiale rovesciato», così Eugenio La Rocca, archeologo e soprintendente comunale di Roma per due decenni gloriosi, sintetizza il senso della pittura romana. Con un´immagine - e non a caso - di vita quotidiana, non diversa dalle tante (sono cento in tutto) esposte nella mostra «Roma, la pittura di un impero», inaugurata ieri alle Scuderie papali del Quirinale e visitata da un «orgoglioso» presidente Napolitano.
Quando Roma era un impero, i colori erano forti, brillanti ed erano ovunque. Nelle case, nelle strade, nelle piazze, sui vetri, sulle sculture, sui monumenti. Della pittura - fragile, sensibile al tempo e per questo preziosissima in ogni frammento arrivato fino a noi - la mostra che La Rocca, insieme a Serena Ensoli e Stefano Tortorella ha curato alle Scuderie con l´organizzazione di Mondomostre, ne sottolinea importanza e valore di snodo culturale. Da una parte in senso retrospettivo, come testimonianza e traccia postuma dell´arte greca completamente perduta da cui tanto ha certamente attinto, ma anche come inesauribile modello e archetipo dell´arte futura, dal grande Rinascimento al trionfo dell´Impressionismo, passando per il Neoclassicismo. È da ricordare, poi, che l´arte figurativa romana è un´arte «senza nomi», tanto la pittura era diffusa da avere più le caratteristiche di alto artigianato che di una forma "alta", legata alla creatività di singoli com´è nell´epoca moderna.
L´allestimento curato da Luca Ronconi e Margherita Palli ha immerso le opere, in arrivo dai musei romani e stranieri ma anche da Ercolano e da Pompei, in una luce fredda che si diffonde da dietro le grandi o piccole tavole su un fondo grigio, metallico. Ed è forse così che viene restituita al meglio la leggerezza delle immagini che «sembrano riposare su un vuoto totale, fatte della materia dell´aria». Dal Colombario di Villa Pamphilj, che accoglie il visitatore sulla scalinata di accesso, passando per i grandi pannelli della villa della Farnesina al piano terra, fino alla serie magnifica delle piccole scene di vita quotidiana, mitologiche, erotiche o di vita pubblica allineate al secondo piano. Il percorso, che è cronologico e spazia dal III secolo avanti Cristo dei primi frammenti esposti, passando per le meraviglie dell´età augustea (Le Nozze Aldobrandini), si conclude con una mostra nella mostra, con la serie dei ritratti egiziani del Fayum, che risalgono II secolo dopo Cristo. Più tarde di tutte le altre opere presentate, sono realizzate con la tecnica dell´encausto, cera fusa passata con una spatola su tavole di tiglio. E sono il segno di una raggiunta koinè iconografica, della lingua comune di un impero per immagini e colori che spalanca gli occhi verso chi osserva, richiamando già le icone della cultura cristiana.
Le Scuderie del Quirinale festeggiano con questa mostra il primo decennale di attività. Tre milioni e mezzo i visitatori, oltre 200mila i cataloghi venduti in occasione di 28 mostre per 2600 giorni di apertura; e cinquantamila bambini sotto gli undici anni hanno partecipato ai laboratori.

venerdì 4 settembre 2009

Colle degli Ortuli - Casa di Pincio Senatore - Sepolcro di Nerone

Colle degli Ortuli - Casa di Pincio Senatore - Sepolcro di Nerone

Riemerge una fornace romana nel cuore di Perugia.

Riemerge una fornace romana nel cuore di Perugia.
CORRIERE DI PERUGIA 02.09.2009

Una scoperta nelle vicinanze della chiesa di Sant’Ercolano, in via del Bovaro.

In via del Bovaro, nei pressi della chiesa S.Ercolano, durante i lavori di manutenzione stradale, sono emersi i resti di un manufatto di epoca romana. Si tratta di una fornace - informa una nota della Sovrintendenza - a doppia camera per la produzione di laterizi per l'edilizia. La fornace risulta danneggiata in epoca antica dalla costruzione degli edifici che si affacciano sulla via. Ulteriori manomissioni sono invece dovute al passaggio delle tubature in epoca più recente. Allo stato attuale è riconoscibile l'accesso alla camera di combustione, con il piano di posa per la cottura, testimoniato da elementi esigui e frammentari (si tratta di uno spazio di un metro di larghezza per 4 di lunghezza). Il dato rivela tuttavia nuovi ed importanti indizi sulla vita economica della città antica, appena fuori dalle mura etrusche, delineando un'area destinata alle attività artigianali. Il terreno, costituito da falde di argilla e ben documentato nella zona, poteva infatti fornire la materia prima necessaria alla realizzazione dei mattoni. Data la rilevanza scientifica della scoperta, il sito sarà opportunamente salvaguardato, consentendo allo stesso tempo il compimento degli interventi in corso. I lavori, condotti dal Comune di Perugia, sono costantemente seguiti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Umbria (Direzione scientifica: Luana Cenciaioli; sul posto la dottoressa Francesca Germini)