martedì 16 giugno 2009

Nei sotterranei di Catone antiche mura, giardini e i graffiti degli schiavi

Nei sotterranei di Catone antiche mura, giardini e i graffiti degli schiavi
CARLO ALBERTO BUCCI
La Repubblica 08-06-09, ROMA

I sotterranei della villa romana che i Borghese nel Seicento spianarono per farci la tenuta di caccia ai Castelli (il "Barco"), svelano un nuovo aspetto della loro straordinaria, misconosciuta storia: le firme e i numeri che due schiavi, Amarantus e Ingenuus, scrissero o si fecero scrivere a carboncino sulla parete per tenere la contabilità del deposito di marmi necessari alla domus con vista sulla Città Eterna. Queste preziose testimonianze sulla scrittura in età imperiale e sul cantiere della dimora costruita a partire dal primo secolo a.C. nei quattro ettari oggi compresi nei confini di Monte Porzio Catone, sono la nuova attrazione delle visite guidate che il Comune ha organizzato da ieri aprendo un nuovo percorso all' interno della sterminata sequenza di ambienti sotterranei (180 in tutto) che, coperti da monumentali volte a sesto ribassato, furono costruiti con lo scopo di creare una spianata addossata al declivio. Per ospitare la villa di un ignoto, facoltoso, padrone. E il suo Belvedere, ancora mozzafiato, su Roma. Studiate dall' epigrafista Claudia Lega, le scritte a carboncino riportano, tra l' altro, il numero di due partite di marmo uscite dai sotterranei in due giorni successivi del luglio di un anno imprecisato. E il fatto che la misura sia il modius, il moggio, impiegato per il peso del frumento, ha fatto capire agli studiosi «che dalla ratio marmoraria usciva anche polvere di marmo, fondamentale per gli intonaci di lusso», spiega l' archeologo Piero Giusberti, assessore alla Cultura di Monte Porzio Catone. Inserito nel "Polo museale urbano" diretto da Massimiliano Valenti, il "Barco Borghese" ha tutti i numeri per diventare la Domus Aurea dei Castelli. Il tesoro di questo sito non sono gli stucchi e gli affreschi d' età neroniana. Ma l' umile, spartano, romano repertorio di tecniche murarie (dall' opus incertum all' opera reticolata, dallo spicato nei pavimenti per rendere impermeabile la cisterna all' opera mista delle pareti issate per contenere i crolli avvenuti in una serie di ambienti) messe in opera con grande perizia tecnica, nonostante muri, contrafforti e volte in calcestruzzo a dieci metri d' altezza fossero nate per non essere ammirate da nessuno. «Guardi questa intera parete tirata su con tegole dalla parte dell' ala - fa notare Giusberti - è un esempio unico. E guardi come il manovale, sebbene lavorasse per un' opera sotterranea e non accessibile, qui ha fatto la stilatura nel letto di malta». Il monumento è stato riconsegnato alla collettività nel 2006 (grazie ai fondi concessi per il Giubileo e ai finanziamenti di Regione, Provincia e Comune) dopo una battaglia per liberare le "grotte" davanti alla villa di Mondragone dalla presenza dei coltivatori che, per tutto il ' 900, hanno coltivato funghi e realizzato devastanti buchi nelle pareti per passare da una cella all' altra. Adesso si sogna di trasformare i sotterranei della villa di Monte Porzio Catone in museo del muro romano: un omaggio alla sapienza degli antichi muratori e carpentieri di Roma, i "geni" del calcestruzzo.