martedì 16 giugno 2009

Lapis Niger sarà presto ‘restituita’ ai romani

Lapis Niger sarà presto ‘restituita’ ai romani
di Maria Giulia Mazzoni
Edizione n. 2203 del 10/06/2009 ITALIA SERA

Ieri l’apertura dei cantieri al Foro Romano per portare alla luce una delle testimonianze più antiche della storia di Roma

Il "cuore del mondo" sta per essere restituito al grande pubblico dopo secoli di coperture e occultamento. Al centro del Foro Romano, tra la Curia Senatus e l'Arco di Settiminio Severo, all'ombra del Campidoglio, sta partendo il complesso cantiere per smantellare i trecento metri quadrati di solaio in cemento armato degli anni '50 e riportare alla luce il complesso archeologico del cosiddetto "Lapis Niger", che comprende al livello di pavimentazione attuale l'area recintata a vista delle famose pietre di marmo nero con striature bianche, il vero "lapis niger", e nella parte sottostante conserva le testimonianze più antiche della storia di Roma. "Il solaio sta praticamente cedendo. Lo abbiamo dovuto puntellare da almeno un anno. La forte umidita' dell'area sotterranea ha corroso i ferri mettendone a serio rischio la stabilita' - racconta a Omniroma la responsabile del procedimento e direttore dei lavori Pia Petrangeli – Dobbiamo pertanto rimuovere d'urgenza il solaio".
Per farlo, una soluzione tecnologicamente innovativa e avveniristica, usata per la prima volta nel contesto archeologico romano: "Stiamo montando una struttura a carro ponte - descrive Petrangeli durante il sopralluogo al cantiere - che fa perno su pilastri di sacchi di terra. Con una sega ad aria, per evitare che l'acqua filtri nella parte sottostante, taglieremo blocchi quadrati di cemento, che saranno imbracati e ancorati al carro e fatti scorrere fino ad un punto deposito dove saranno prelevati dal camion che li portera' via". Dopo la messa in sicurezza dell'area, a inizio luglio inizieranno i lavori di scoperchiamento per rivelare il cosiddetto Comitio e il complesso degli altari, ossia l'antica Area sacra che vanta resti del IX-VIII secolo a.C., con il famoso altare con al centro un bacino idrico legato alla sorgente e al culto dell'acqua, il tronco di colonna e il cippo con l'iscrizione bustrofedica databile al 570-560 a.C. "Un'iscrizione di lex sacra che detta norme sui compiti del rex - dice Petrangeli - che diventa a pieno titolo l'iscrizione più antica dopo che la Fibula prenestina è stata riconosciuta un falso".
I lavori di smantellamento, del costo di 300mila euro, sostenuti dalla Soprintendenza archeologica, dureranno circa tre settimane e, dopo la pausa di agosto, a settembre inizieranno gli scavi e le indagini stratigrafiche. Nel frattempo la Soprintendenza lancia un concorso di idee internazionale per la futuro copertura dell'area.