martedì 24 marzo 2009

Medici nell’Esercito Romano

Medici nell’Esercito Romano

Nell’esercito permanente dell’epoca romana il ruolo del medico era fisso: il patrimonio delle fonti relative a questo argomento è cospicuo grazie al gran numero di iscrizioni che si sono conservate. Responsabile degli infermi e dei medici che dovevano curarli era il praefectus castrorum, un ufficiale di rango equestre. Oltre ai medici esistevano anche dei subordinati, i capsarii, addetti alla cassetta delle bende (capsa). Sui capsarii e sull’infermeria vigilava un soldato scelto (optio) che godeva i privilegi degli immunes, cioè di quei soldati che, a causa dei loro compiti speciali, erano esentati dai consueti doveri della truppa. Sulla Colonna Traiana, ove è raffigurato lo svolgimento della spedizione contro i Daci del 106 d.C., compare un posto di medicazione presso il quale i feriti vengono medicati da altri soldati forniti della stessa loro armatura e soprattutto armati non meno di loro; si trattava dunque di soldati che prestavano le prime cure ai loro commilitoni, e non di immunes.
Le testimonianze sui medici romani raccolte da R. W. Davies offrono un quadro oltremodo vario. Colpisce anzitutto il fatto di trovare in mezzo a loro anche un veterinario, L. Crassico (medicus veterinarius). Le unità militari avevano infatti in dotazione anche degli animali da soma e da tiro, oltre alle bestie da macello necessarie al sostentamento delle truppe; la cura di tutti questi capi era affidata ad un pecuarius. Le truppe a cavallo e i reparti che costituivano una ala o cohors equitata avevano bisogno di un hippiatròs, quale era appunto quel tale C. Aufidio che prestò servizio nell’Africa settentrionale. Una qualifica speciale era quella di Ti. Claudio Giuliano e C. Terenzio Sinforo, che svolgevano le loro mansioni nelle coorti pretoriane, rispettivamente come medicus clinicus e chirurgus. I medici sulle navi della flotta erano chiamati duplicarii, perché ricevevano il doppio della paga a causa della gravosità del loro servizio. Resta di difficile interpretazione invece se i medici, ad esempio i medici ordinarii, detenessero un grado nell’organico della truppa. Tra i loro nomi moltissimi sono di origine greca, anche in quelle legioni in cui servivano soltanto cittadini romani: un medico, anche se non era romano per nascita, aveva più facile accesso al diritto di cittadinanza che non altre persone.

Antje Krug, Medicina nel mondo classico, Giunti, Firenze, 1990, Pagina 219