domenica 9 novembre 2008

La nuova Pisa nasce dalle navi romane

La nuova Pisa nasce dalle navi romane
ANTONIO VALENTINI
DOMENICA, 09 NOVEMBRE 2008 IL TIRRENO - Pisa

Fontanelli passa le consegne a Filippeschi attraverso un libro-intervista

PISA. “Pisa dei miracoli”. È con questo titolo, parafrasando il nome della piazza più bella del mondo, che l’ex sindaco e ora onorevole, Paolo Fontanelli, racconta i dieci anni trascorsi al timone della città. Due lustri tumultuosi, con problemi e intuizioni, fatti di opere incompiute e idee innovative, comunque capaci di cambiare il volto di Pisa, fino alla metà degli anni ’90 ripiegata su se stessa e attonita spettatrice delle alterne fortune di Firenze Siena e Lucca.
L’ex sindaco ha scritto un bel libro, agile e fruibile (Donzelli editore, 128 pagine, prezzo 15 euro) che sa tanto di autentico lascito al proprio erede a Palazzo Gambacorti, quel Marco Filippeschi che lui ha voluto fortemente seduto sulla poltrona più importante della città. Un volumetto che rappresenta la tappa obbligata per chi non vuol limitarsi a leggersi la secolare, bellissima e incomparabile storia cittadina, ma che intende dare una sbirciata nel futuro. Ovvero, cosa accadrà in riva all’Arno quando la Bechi Luserna sarà smantellata per fare posto alla porta d’ingresso in città, quando il sistema museale verrà messo in piedi, quando il Santa Chiara sarà per intero trasferito a Cisanello e quando le caserme finiranno a Ospedaletto.
È vero, a tratti Paolo Fontanelli pare indulgere all’autocelebrazione. Come quando, ad esempio, parla dell’aeroporto, oscurando alquanto il ruolo avuto dal management del “Galilei” nel rilancio e nella triplicazione del volume dei passeggeri. Ma, se anche lo fa, commette un peccato veniale, a fronte dell’orizzonte che ridisegna per la città e il patrimonio d’idee che attiva per il suo sviluppo.
Un’idea di sviluppo nata quasi per caso, con la scoperta delle navi romane a San Rossore: quella “Pompei del mare” dette energia all’appena eletto sindaco Fontanelli, controvoglia dimissionario dall’incarico di assessore regionale e dirottato nella città in cui viveva. Risolutivo fu l’intervento di D’Alema, a cui Fontanelli non ha mai fatto mistero di essere vicino: Massimo dispose e Paolo si mise al servizio del suo partito per evitare che Pisa cadesse nelle mani del centrodestra, anche se a Palazzo Gambacorti si sentiva come un pesce fuori dall’acqua. Il ritrovamento casuale delle navi romane lo riconciliò con l’incarico nuovo di zecca e gli fece balenare, racconta nel libro-intervista scritto a quattro mani con Gianfranco Micali, lo schema di una città diversa, nuova e fortemente proiettata nel futuro. Lo spunto di un moderno sistema museale, capace di valorizzare le potenzialità inespresse di una Pisa divorata da turisti mordi e fuggi, tanto tumultuosi quanto poco redditizi, nacque lì. E lì saltò fuori lo spunto per valorizzare i lungarni, per spostare l’ospedale e liberare il centro dalle caserme, per mettere a punto i piani d’intervento.
Certo, nel decennio vissuto a Palazzo Gambacorti, Paolo Fontanelli ha vissuto tanti problemi. Alcuni, quelli pubblici, risolti positivamente, come la messa in sicurezza della torre pendente. Altri, quelli riservati, tenuti pudicamente nascosti, come le difficili trattative per l’affermazione del polo sanitario pisano o il rilancio dello stesso aeroporto Galilei, ai tempi in cui la Regione tifava smaccatamente per Peretola.
“Pisa dei miracoli” non nasconde le difficoltà che hanno assillato i vecchi e agitano i nuovi inquilini del Comune. Però esse vengono in qualche maniera assorbite dal progetto complessivo di rilancio della città, descritta come quella a maggiori potenzialità della fascia tirrenica toscana, l’unica a poter bilanciare lo strapotere fiorentino. E se anche non tutto va bene, i progetti messi in cantiere sono in grado di cambiare il volto di Pisa e il modo di viverci.
Il libro-intervista di Fontanelli è introdotto da un magistrale intervento di Salvatore Settis, direttore della Normale, il quale offre interpretazioni diverse, e sicuramente, innovative. Il professore racconta di una Pisa divisa in tre parti: la città degli studenti, dell’università, delle scuole di eccellenza e del Cnr; la città dei monumenti e dei turisti; la città dei pisani. «Tre città diverse - argomenta Settis - che si sovrappongono e s’intrecciano». Le interferenze tra l’una e l’altra dimensione vanno riportate ad armonia. L’operazione di saldatura proposta dall’architetto Chipperfield per piazza dei Miracoli e il Santa Chiara costituisce allora l’emblema di quanto importante sia «capovolgere l’abitudine mentale a classificare in zone la città, segmentandola per blocchi a seconda di definite sfere e modalità d’uso». “Pisa dei miracoli” ha dunque il sapore di un lascito, descrive il piano per una città unica e integrata appena entrato nella fase attuativa, lontano dall’essere realizzato e perciò banco di prova per gli amministratori che verranno. Paolo Fontanelli ha voluto raccogliere in un libro i suoi piani e i suoi sogni sulla città che ha amministrato. Toccherà a Marco Filippeschi tradurli in realtà.