sabato 11 ottobre 2008

Cisterne romane e antichi casali parco dell´Appia, via ai restauri

Cisterne romane e antichi casali parco dell´Appia, via ai restauri
CECILIA GENTILE
SABATO, 11 OTTOBRE 2008 la Repubblica - Roma

Il Comune ha affidato all´ente la gestione della Caffarella. Adesso chiederemo all´Unesco di riconoscerla patrimonio dell´umanità

Nuova vita per la Valle della Caffarella, parte integrante dell´Appia Antica. Con un protocollo appena siglato tra il sindaco Gianni Alemanno e il presidente del parco Adriano La Regina, il Comune ha affidato all´ente parco la gestione dell´area, 300 ettari di Agro Romano e resti archeologici dentro la città, a ridosso delle Mura Aureliane.
Significa che adesso l´ente potrà investire i fondi del cosiddetto Por, il programma operativo regionale, che rischiava di perdere senza la firma del protocollo. A disposizione per la Caffarella ci sono due milioni di euro che verranno utilizzati per il restauro delle cisterne monumentali di epoca romana, il recupero di due casali, la sistemazione degli accessi alla tenuta e la realizzazione di nuovi percorsi naturalistici a tema.
«La firma del protocollo - dichiara la direttrice del parco, Alma Rossi - è il primo importante passo per l´adozione del piano di gestione della Valle della Caffarella, che finora non abbiamo potuto redigere perché, dopo gli espropri, terminati nel marzo 2007, l´area non era ancora passata in gestione dal Comune di Roma all´Ente parco».
La Caffarella è il primo pezzo del parco dell´Appia Antica, 3500 ettari in tutto, che può essere gestito direttamente dall´ente parco. Per il resto del territorio, le competenze sono ancora polverizzate: Servizio Giardini, Ama, municipi. «Un piano di gestione, invece - sottolinea la direttrice - renderà l´area più vissuta e curata ed eviterà il ripetersi del fenomeno degli insediamenti abusivi che abbiamo fronteggiato per anni». L´obiettivo dell´ente parco è ottenere l´inserimento della Caffarella tra i beni riconosciuti dall´Unesco come patrimonio dell´umanità, obiettivo facilmente raggiungibile per l´unicità della valle, nella sua combinazione di paesaggio agricolo e archeologico, a condizione, però, che il piano venga redatto secondo le linee guida dell´Unesco.
Toccherà all´acqua legare tutti gli interventi nel parco: il restauro delle cisterne romane, il recupero dei casali e i percorsi naturalistici. A testimoniare che l´acqua ha ricoperto un ruolo importantissimo in questo territorio che dall´epoca romana ad oggi è sempre stato una tenuta agricola. Dunque le cisterne per raccogliere l´acqua piovana, ma anche il fiume Almone, nell´antichità considerato sacro, la fonte della Ninfa Egeria e i casali, cuore dell´economia dei campi. Tra i percorsi a tema ci saranno le zone umide, da poco ripristinate, e gli itinerari vulcanici, perché tutta l´area fa parte dell´antico vulcano laziale, testimoniato dal basolato di pietra lavica della via Appia Antica. Su via della Caffarella, infine, sorgerà un centro regionale di biodiversità.
«Per mantenere la peculiarità agricola della Valle - ricorda la direttrice Alma Rossi - l´esproprio della Caffarella, iniziato nel 1996 e finanziato con 26 miliardi di vecchie lire della legge Roma Capitale, ha interessato solo 130 ettari su un totale di 300. E´ stata una scelta consapevole per non trasformare i campi coltivati in pratoni simili a quelli delle ville cittadine, stravolgendo la vocazione del parco. In questi termini, l´esproprio rappresenta un delicato punto di equilibrio, mentre la fruizione indiscriminata avrebbe provocato seri danni ambientali e paesaggistici».