domenica 11 maggio 2008

Quei resti del Porto di Ripa Grande

Quei resti del Porto di Ripa Grande
CLAUDIO RENDINA
la Repubblica (Roma) 23/10/2006

SOLO due scalinate a forbice e una banchina rialzata. E' quanto rievoca il Porto di Ripa Grande ed è molto poco, insufficiente per dare sia pure una vaga idea del grande complesso portuale, segnato com'era da due torri e da una lanterna a mo' di faro sovrastante le banchine di ormeggio. Il retrostante palazzo del San Michele, fortunatamente ancora in piedi, non c'entrava nulla con il porto, al quale faceva solo da quinta spettacolare. C'erano piuttosto una serie di caseggiati a destra e sinistra della banchina, che erano destinati a magazzini di rimessa e alla dogana; tutti abbattuti per la costruzione dei muraglioni e del lungotevere alla fine dell'Ottocento.
Ma il complesso portuale proseguiva oltre l'attuale ponte Sublicio, nella zona al di là della porta Portese e a fronte della via Portuense. Qui era la località della Bufalara, dove sostavano le mandrie di bufali utilizzate per l'alaggio, ovvero il sistema di trasporto delle merci sulle navi mercantili che risalivano il corso del Tevere trascinate dalle funi tirate dai bufali. E l'alaggio restò in vigore anche quando arrivarono a metà dell'Ottocento le imbarcazioni a vapore, così che la zona della Bufalara era una sorta di prolungamento portuale al di là di Porta Portese, disteso dalla riva alla via Portuense.
La Bufalara era dove oggi si apre una serie di caseggiati in degrado, in gran parte rabberciati con strutture metalliche, officine più o meno abusive di meccanici e gommisti e depositi dei venditori del mitico mercato domenicale che si sviluppa sulla strada, ovvero scoperchiati e destinati ad accumulo di detriti di varia natura. Fino al civico 11, dove è il complesso dell'Arsenale Pontificio. Che era in sostanza l'ultima struttura del porto, l'unica oltretutto rimasta ancora in piedi.
L'arsenale attuale è frutto di tre precedenti costruzioni ed è rimasto fino ad oggi nella sua edilizia settecentesca, a due arcate a sesto acuto, destinata alla costruzione di grosse tartane da pesca e alla riparazione di barconi e chiatte. Fu restaurato da Pio IX nel1853, come indica lo stemma Mastai sovrapposto all'ingresso principale, mentre sul prospetto verso Porta Portese è lo stemma di Clemente XI. La sua funzione terminò con l'abbattimento del porto, anche perché con la costruzione dei muraglioni l'arsenale non ebbe più l'accesso al fiume; peraltro in diverse occasioni era stato utilizzato in funzione di deposito, come quando nel 1798, durante la repubblica giacobina, vi fu nascosta tutta la biblioteca del Vaticano.
Ai primi del Novecento vi s'insediò il cantiere Welby,
una ditta inglese che lavorava nel settore dei trasporti. Dopo la seconda guerra mondiale è stato usato come deposito di materiali per l'edilizia e, come tale, adibito fino ad oggi a rivendita di certi materiali, mentre la parte posteriore è occupata da rivenditori di biciclette. Sono molteplici i progetti realizzati per il suo recupero, tra l'altro per ricavarne uno spazio culturale ed espositivo. Staremo a vedere.