sabato 10 maggio 2008

Dagli scheletri la vita di Roma

Dagli scheletri la vita di Roma
Simona Caporilli
Il Tempo, Roma, 5/12/2006

Dall'esame dei reperti delle tombe vizi e virtù dei nostri antenati

Cinquemila sepolture. Tante le tombe rinvenute dal '98 a oggi nel sottosuolo capitolino che raccontano stili di vita e abitudini igieniche dell'Antica Roma. Il cibo a basso contenuto di proteine era la regola tanto da far paragonare la stragrande maggioranza della popolazione alla stregua di un paese del Terzo Mondo. A raccontare il popolo scomparso è Paola Catalano, a capo del servizio antropologico della Soprintendenza Archeologica.
Quanti scheletri sono stati ritrovati a Roma?
«A partire dal 1998 sono stati messi in luce 5 mila individui».
Dove?
«Soprattutto nel corso degli scavi del Treno ad Alta Velocità Roma-Napoli. Lungo la via Collatina, dove abbiamo scoperto oltre 2.200 sepolture».
Come si procede?
«Le sepolture sono una fonte inesauribile di dati che ricostruiscono il profilo demografico di una popolazione. È così che sappiamo che, solo in epoca augustea, c'era un milione di abitanti. Ma le condizioni igieniche non erano delle migliori. E le malattie infettive si trasferivano facilmente».
Tombe senza corredo: sono le più povere?
«Non sempre. Spesso i romani più ricchi esprimevano il loro potere con un mausoleo. Anzi, in un buon 50% di tombe il corredo non è presente».
Al momento del ritrovamento, cosa succede?
«Inizia il lavoro di documentazione. Per ogni scheletro viene compilata una scheda antropologica, corredata da fotografie».
La catalogazione?
«Sono inseriti in contenitori (buste o cassette). Nei laboratori. in un secondo momento, si lavora per la loro pulizia, il loro restauro e il loro studio».
Come?
«Cerchiamo di capire i modi di vita della popolazione. E di individuare la presenza di traumi che, a volte, ipotizziamo come mortali».
Dove sono i laboratori?
«La Soprintendenza ne ha svariati, dislocati in diversi punti della città. La sede è Palazzo Altemps ma ne abbiamo anche altri nel VI e VIII Municipio».
C'è un sovraccarico di materiale nei magazzini?
«Tutti i magazzini della Soprintendenza - in linea generale - hanno un problema di ovvio sovraccarico. Noi in parte lo abbiamo risolto allestendo sedi anche in periferia».
Siete sottovalutati rispetto agli archeologi?
«Per fortuna a Roma - a differenza del resto d'Italia - abbiamo pari dignità con i reperti».
Per l'età del materiale?
«Stabilire il tipo di sepoltura e il corredo mentre, la datazione assoluta, si realizza attraverso l'esame del carbonio 14, con costi non indifferenti».
Scheletri "famosi"?
«Ce ne sono stati di eclatanti. Nel '95 fu allestita una mostra su un corredo particolarmente ricco ora esposto a Palazzo Massimo. C'è anche l'unica mummia romana - la Bambina di Grottarossa - ora al Museo Nazionale Romano».
E l'alimentazione?
«La stragrande maggioranza della popolazione si nutriva in maniera precaria, c'erano carenze di tipo proteico e anemia. L'alimentazione delle masse era povera tanto che potremmo fare dei paralleli con le popolazioni del terzo mondo».
Progetti sul campo?
«A decine. Attorno ai resti di una villa romana ci aspettiamo di trovare sepolture. Molti materiali della mostra "Memorie del Sottosuolo" provengono proprio dal lavoro del nostro dipartimento».