lunedì 18 febbraio 2008

Per S. Anastasia sappiamo ora che fu costruita sopra il fronte della casa di Augusto

Per S. Anastasia sappiamo ora che fu costruita sopra il fronte della casa di Augusto
ANDREA CARANDINI
16 FEBBRAIO 2008, LA REPUBBLICA, ROMA

SABATO, 16 FEBBRAIO 2008

Pagina 54 - Cultura

Polemiche/ Risposta a Filippo Coarelli




Il Georadar ha individuato un monumento grande quanto un foro
La posizione del Lupercale è da sempre controversa ma ora c´è il Ninfeo



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La posizione del Lupercale da sempre è controversa e ancora lo sarà. Ogni generazione riscrive la storia, variandola, ma ripetizione non è. Era l´unico monumento famoso alla radice del Palatino verso l´Aventino. La distanza fra le due collocazioni possibili – a sinistra o a destra delle scalae Caci – e di circa 66 metri. Ha senso discutere per tanto poco? Sì, perché l´approssimazione distrugge ogni scienza (di qui la necessità dei "sistemi informativi archeologici"), e perché se il santuario si trovava a destra ha poi finito per trovarsi nella casa di Augusto, che non è poco… Ponevo anch´io il Lupercale a sinistra, ma il ritrovamento del ninfeo mi ha indotto a preferire l´ipotesi a destra. In entrambe le posizioni il Lupercale è vicino ai Templi di Vittoria e Magna Mater, per cui varie fonti che li menzionano non aiutano a discriminare fra quel sinistra o destra, Dionigi compreso. Solo Velleio farebbe propendere per la sinistra, ma esiste Servio – Coarelli non lo cita – che riporta il Lupercale a destra. Infatti lo colloca in Circo, cioè (sul Palatino) rivolto al Circo. Se prolunghiamo verso valle l´asse delle scalae Caci, il Circo si trova completamente a destra, per cui anche a destra dovrebbe stare il Lupercale (ma esistono anche altri suoi nessi con il Circo). Velleio va dunque interpretato. Del ninfeo già sapevamo, ma il ritrovamento offre nuovi dati: collocazione, quota profonda, costruzione nel tufo naturale: elementi importanti… Nelle res gestae Augusto elenca le sue "nuove opere", fra cui il Lupercale, da lui fatto più che rifatto. E poi Dionigi scrive del santuario: "Il bosco non sussiste più, ma si indica ancora la grotta, una costruzione aggiunta, addossata al Palatino". Il dettaglio, generalmente tralasciato, bene si accorda con il ninfeo risuscitato. Non una grotta dobbiamo dunque cercare, ma una costruzione dove un tempo era stato il primitivo antro. Le iconografie del Lupercale mostrano sovente una grotticella, ma si tratta di quella in cui era alloggiata l´effigie della lupa coi gemelli, la quale si trovava in un "recinto" che Dionigi distingue dalla grotta con fonte (la "costruzione aggiunta"). Con M. de Vos, dato la decorazione agli anni al 40-20 a. C. Nulla c´entrano gli imperatori giulio-claudi, Nerone compreso, la cui domus non raggiungeva la radice del monte. L´aquila che orna il ninfeo è frequente nell´iconografia del Lupercale, ma potrebbe anche rimandare ad Augusto. Vedo quindi male un privato. L´ipotesi della Soprintendenza e mia, già di Lanciani, non è dunque "screditata", per cui possiamo ancora preferirla, portandone le conseguenze critiche fino in fondo, come si fa con un esperimento: solo scavi potranno confermarla o smentirla. Se così non fosse non ci spiegheremmo questo Coarelli del 1996: "Il tipo di decorazione (del ninfeo) non esclude affatto l´identificazione (col Lupercale)".
Delle mie scoperte tra Palatino e Foro Coarelli nomina solo le interpretazioni, senza proporne di alternative. La grande magione rinvenuta nel Santuario di Vesta (750-600 a. C.) conferma la sua ipotesi sulla domus Regia di Numa e Anco Marcio in quel luogo, ma se vi sia accordo o disaccordo non arrivo ancora a capire. Per il Quirinale e il Tempio di Quirino non è tanto importante quanto fosse esteso il colle al tempo della città. Conta piuttosto quale fosse l´arce più antica e sacralmente significativa, che ragionevolmente è da porre presso il colle Salutare più che in periferia. Il politeismo romano e il dio Quirino sono evidentemente più antichi della città, per cui bisogna tener conto della realtà proto-urbana, non solo di quella arcaica. Grazie alle prospezioni elettromagnetiche abbiamo individuato quest´arce, distinta tra valli, e su di essa il Georadar ha rilevato tracce di un monumento grande quanto un foro. Cos´altro potrebbe essere se non il complesso cesariano-augusteo di Quirino? E poi vi è l´iscrizione a Quirino… Conclude: "La posizione al tempio… va riconosciuta nell´area di Palazzo Barberini", dichiarazione alquanto apodittica… In Cercando Quirino (Einaudi) ho presentato la localizzazione ai Cavalieri di Malta del Tempio di Diana sull´Aventino. Tutti gli indizi utili a collocare i frammenti della pianta marmorea Severiana, al contrario di quanto sostiene Coarelli, provengono da Sant´Alessio (per noi il Tempio di Minerva) e Santa Sabina: vasi attici arcaici integri, torso arcaizzante, statuetta di Diana, iscrizione (D) iana… Inoltre il tempio con quello di Minerva erano in arce – cioè sull´Aventino lungo il Tevere, punto più alto del monte, dove oggi stanno le chiese. Infine la Chiesa di Anastasia non si data a Damaso (366-384 d. C.), che non fonda la chiesa ma semplicemente la orna di pitture, per cui rappresenta meramente un terminus ante quem. Solo ora sappiamo che venne costruita sopra il fronte della casa di Augusto, per cui bisogna pensare a una commissione imperiale. Conosce Coarelli committente più persuasivo di Anastasia, sorella di Costantino, il costruttore delle chiese più antiche di Roma? Inoltre la chiesa è legata al Natale originario, che le fonti datano tra il 325 (Concilio di Nicea, dove si tratta della Pasqua, non del Natale) e il 335 (Depositio Martyrum). Siamo al tempo dell´ultima visita di Costantino a Roma nel 326 (su Lupercale, casa di Augusto e chiesa di Anastasia rimando a un mio prossimo libro Laterza).
Faccio prospezioni, scavo, pubblico relazioni di scavo, scrivo saggi, parlo alla gente tramite lezioni e media: è il mio piacere e anche un dovere. Dubitare sempre dobbiamo – ben poco è certo, e il resto è solamente più o meno improbabile (anche le leggi naturali sono probabilistiche), eppure al tempo stesso non possiamo evitare di fare scelte critiche e quindi di anche di rischiare, se vogliano ricostruire e narrare, e queste preferenze abbiamo l´onere di motivare e difendere, finché ci crediamo. Da venti anni Coarelli tace sulle mie ricerche, che invece dovrebbe discutere in ambito scientifico. Se il "bombardamento mediatico" lo ha spinto finalmente ad esprimersi sui deprecati media, eccone la comprovata l´utilità. E non è forse un bene che Roma antica sia tornata a interessare l´occidente, anzi il globo? Se la mia curiosità per il totemismo viene ricambiata dall´attenzione ai monumenti di Roma di un Australiano, e mi convincessi di aver recato un contributo in tal senso, ne sarei fiero. D´altra parte è impossibile pretendere che i media siano privi di inesattezze e sensazionalismi; per il rigore c´è la turris austera degli studi, che vorremmo tuttavia meno tradizionalista, più tollerante, aperta al nuovo che esce dalla terra. Comunicare, narrare è importante quanto ricercare seriamente e interpretare con creatività storica; altrimenti i nostri studi moriranno (a Londra, se non erro, non si insegna più archeologia classica).